Amici di MMA Mania.it, inizia oggi una nuova rubrica che vuole essere uno stimolo per discutere insieme del nostro sport preferito. Uno sport che – come dice il buon vecchio Dana White – tra dieci anni sarà lo sport più popolare del pianeta, più della Formula 1 e del calcio! Non ci è dato leggere il futuro ma, se così non fosse, a noi non farà nessuna differenza: l’universo delle Mixed Martial Arts é già così avvincente oggi da farci sentire orgogliosi di seguire (o addirittura) praticare lo sport più completo al mondo, dove corpo e mente “lavorano” all’unisono, dove ogni secondo scandito dal cronometro ci regala un incommensurabile dose di azione, energia, emozioni, adrenalina ed intensità agonistica.
Questa rubrica – Split Decision – lo ribadisco, avrà il compito di stimolare le vostre discussioni sul forum, non stupitevi quindi se spesso non sarete d’accordo con le opinioni del sottoscritto: l’intento é quello di dividere le opinioni, di confrontarci per poterci infine unire nelle discussioni intorno al nostro amato fighting.
In questo numero zero vorrei affrontare a testa bassa l’imprevista decisione di Quinton “Rampage” Jackson di abbandonare la sua carriera da fighter alle porte di uno scontro epico con Rashad Evans nella categoria Light Heavyweight a favore di una carriera a tempo pieno nello sfavillante e frivolo mondo del cinema. Nello specifico, per chi non ne fosse ancora al corrente, Rampage interpreterà il ruolo di B.A. Baracus nella trasposizione cinematografica del telefilm A-Team, le cui riprese sono iniziate in queste settimane. Senza dubbio un’occasione unica per mettere in risalto la sua verve da entertainer e di farsi conoscere al grande pubblico.
Jackson, non molto tempo fa, aveva fatto sapere di non aver intenzione di combattere fino a quarant’anni inoltrati come il collega Randy Couture e che 35 anni sarebbe stata la giusta età per uscire dalla competizione agonistica. Detto questo, “Rampage”, a 31 anni, ha tradito la fiducia del management dell’UFC e soprattutto dei fans in un momento in cui, sui teleschermi americani, sta andando in onda la decima edizione del reality The Ultimate Fighter che lo vede impegnato nel ruolo di coach e in cui viene costruita a dovere la sua rivalità con l’altro coach Rashad Evans. La rivalità tra i due sarebbe dovuta culminare con un match a UFC 107 previsto per il 12 Dicembre a Memphis, città natale di Jackson, ma purtroppo così non sarà. Il presidente dell’UFC, Dana White, non l’ha presa bene e ha criticato pesantemente la decisione dell’americano: come dargli torto?
L’UFC ha investito molto su questa rivalità e su “Rampage”. Non a caso lo schedule del match era previsto nella città natale di Jackson come ultimo main event dell’anno: qualcosa avrebbe dovuto significare. L’UFC ha fatto solo cose positive per Rampage: l’ha inserito in ben due delle ultime quattro stagioni di The Ultimate Fighter regalandogli una visibilità senza precedenti, gli ha dato la shot per il titolo contro Lidell dopo un solo incontro nell’ottagono, l’ha appoggiato ed aiutato nei momenti difficili, ad esempio quando, nel Luglio del 2008, si é fatto arrestare per guida pericolosa del suo mostruoso “pick-up” personalizzato. In quell’occasione molto si é speculato su un Jackson psicologicamente instabile in seguito alla depressione derivata dalla sconfitta con Griffin nell’UFC 86, ma White e i Fertitta non hanno perso fiducia in “Rampage” continuando a considerarlo come uno dei loro main eventer più importanti.
Ma cosa ha dimostrato Jackson dal suo debutto in UFC ad oggi? Non molto, secondo il sottoscritto. Il suo record UFC attuale é di cinque vittorie e una sconfitta ma ad una analisi più attenta ci accorgiamo che l’esordio con Marvin Eastman, con cui ha vendicato una vecchia sconfitta ad inizio carriera, é stato un match combattuto contro un avversario che da molto tempo é tutt’altro che temibile. Le vittorie contro Henderson e Jardine sono arrivate ai punti e quest’ultimo é tutt’altro che un avversario difficile da mettere knock out ed é, a tutti gli effetti, un mid carder. Le restanti vittorie per KO sono arrivate contro un Lidell decisamente in fase calante (e si potrebbe discutere sul fatto che Lidell avrebbe anche potuto recuperare se lo stop dell’arbitro non fosse arrivato forse troppo velocemente) e contro un Wanderlei Silva che negli ultimi sei incontri ha subito cinque sconfitte di cui quattro KO molto duri. Record alla mano, “Rampage, da quando é entrato nell’UFC, non ha incontrato avversari al top della forma e nemmeno emergenti particolarmente brillanti. Ammesso e non concesso che con Griffin avrebbe anche potuto vincere ai punti, abbiamo visto tutti cosa é accaduto a Griffin quando ha realmente incontrato un fighter completo e al pieno della forma (leggi Anderson Silva). Nonostante questo Rampage ha vinto il titolo Light Heavyweight contro Lidell e unificato la categoria con il titolo Pride detenuto da Henderson. Riguardando quei match le sue prestazioni sono sembrate buone ma tutt’altro che stellari. La popolarità di Jackson, soprattutto con il pubblico americano, é legata più al personaggio che al fighter: l’entrata con catene e ululato, la vittoria con l’ultra popolare Lidell, le partecipazioni come coach dell’Ultimate Fighter ne ha messo in evidenza le doti di istrionico intrattenitore. Anche nel Pride molta della sua fama dipendeva dalla sua immagine (entrava addirittura con una maschera da lupo) e dal suo stile non ortodosso fatto di poderosi slam (vedi l’abbondantemente mitizzata vittoria con Ricardo Arona).
Nel Pride però non ha mai vinto nulla e non é mai stato considerato un serio contendente al titolo dopo la prima sconfitta contro “The Axe Murderer”. Al suo esordio nel Pride 15 del 2001 fu sconfitto dall’ultra popolare Kazushi Sakuraba, in seguito i pesanti ko subiti da Wanderlei Silva nella finale del Grand Prix Middleweight (novembre 2003) e nel rematch per il titolo Middleweight (ottobre 2004) ne minarono pesantemente la credibilità, senza contare l’imbarazzante sconfitta per TKO con Mauricio Shogun Rua dell’Aprile 2005. Inoltre lo stile di Jackson da quando é entrato nell’UFC é sembrato molto meno spettacolare e convincente di quando combatteva nel Pride. Al posto dei poderosi slam e delle tipiche ginocchiate alla testa (nel Pride erano permesse nelle fasi di lotta a terra) Jackson ha optato per uno striking ancora tutto da collaudare. Difficilmente troverete Rampage nei fantasiosi ranking dei “migliori fighter pound 4 pound” ma se si parla di simpatia e carisma allora il discorso cambia.
Quinton é un fighter in crisi d’identità che nel Pride era già arrivato ad un punto morto, che nell’UFC ha ritrovato nuova linfa ma che alla prima sconfitta é entrato in crisi ed ha faticato a ritrovare se stesso. Che ha vissuto la vittoria con Wanderlei come una liberazione e che ha visto nella rivalità con Evans la possibilità di godere di tanto “TV time”, ma che al momento opportuno é fuggito dal tutt’altro che facile match con Rashad. Jackson é già arrivato allo zenith della sua carriera, nell’attuale divisione Light Heavyweight avrebbe una strada tutta in salita con nuovi temibili e motivati avversari come l’attuale campione Lyoto Machida o l’aggressivo Thiago Silva, senza contare le possibilità di un pericoloso rematch con Mauricio Rua e di un superfight con Anderson Silva. Tutte opzioni molto pericolose per un fighter deconcentrato e con la testa altrove. La decisione di Rampage appare quindi tutt’altro che emozionale ma piuttosto calcolata: un fighter poco determinato é un fighter molto vulnerabile e questo lui lo sa perfettamente. Ecco perché le possibilità di successo del fighter americano nel cinema, attualmente sono superiori alle possibilità di diventare nuovamente campione nell’UFC. E’ probabile che tra qualche anno il grande pubblico lo conoscerà come il nuovo “Mr. T” e ai nostri amici ci toccherà spiegare che c’era un tempo in cui era un fighter e non un attore…