Il 30 Giugno 2015 la UFC ha presentato in una sontuosa conferenza stampa le nuove divise create dalla nota marca di abbigliamento sportivo Reebok, che quasi immediatamente è stata sommersa da una valanga di critiche sulle loro creazioni: dalla parte estetica a quella cromatica, passando per gli errori di ortografia di alcuni cognomi e soprannomi dei fighter. In queste ore sono arrivate le prime risposte dalla società punto per punto.
Vi abbiamo informato della presentazione delle divise Reebok per la UFC poco più di un mese fa, e da allora il web ed alcuni fighter, anche interni alla compagnia, si sono scatenati con una pioggia di critiche che andava dalla scelta dei colori, alle differenziazione dei pacchetti di vendita, passando per il prezzo al pubblico e per gli errori ortografici sui cognomi e soprannomi dei fighter presenti sul sito ufficiale Reebok dedicato alla UFC.
Dopo aver superato anche le durissime critiche ricevute per il licenziamento dello storico cutman Jacob “Stich” Duran in UFC, arrivano finalmente da parte del rappresentare della divisione Combat Training di Reebok, il direttore Michael Lunardelli, tutte le risposte alle critiche mosse alla sua compagnia da più fronti. Noi di MMA Mania.it vi abbiamo riassunto in 7 punti le risposte alle principali critiche che gli riportava il noto giornalista di arti marziali miste americane, Ariel Helwani all’interno della sua trasmissione:
1°) L’alto numero di critiche generali:
Non vivo sotto una roccia, sò che ci sono state alcune critiche sul nostro operato. Ce le aspettavamo fino ad un certo livello, e va bene. Ma il mio modo di vedere le cose è questo: le MMA in generale, e la UFC nello specifico come organizzazione, hanno dei fan incredibilmente appassionati. Si sentono come se fossero i difensori di un intero movimento. Per certi versi, lo difendono come stessero difendendo il proprio onore. Noi siamo gli estranei che arrivano dentro questo movimento. Va bene.
Vogliamo conquistare la gente e abbiamo intenzione di avere a che fare con la realizzazione di grandi prodotti e far vedere quanto ci teniamo, quanto siamo concentrati su questa cosa e quanto siamo disponibili ad ascoltare tutti.
Parliamo con un fighter alla volta, con un allenatore alla volta, con un impiegato UFC alla volta e con un fan alla volta. Ecco come facciamo. E’ un processo per il quale dobbiamo passare e che richiede tempo. Abbiamo una lunga strada da percrrere. Siamo appena all’inizio.
2°) Lo stile grafico delle divise:
Abbiamo firmato un accordo a Dicembre. E’ Agosto. Siamo a otto, nove mesi dopo. Il nostro processo normale di realizzazione dei prodotti è dai 18 mesi ai 2 anni. Stiamo parlando di una completa rottura di questo sistema. Abbiamo dovuto progettare, sviluppare, produrre e consegnare questi prodotti nel più breve tempo che avevamo per alcuni dei migliori atleti del mondo.
La nostra attenzione, per essere onesti, si è solamente concentrata sull’ottenere il prodotto giusto, crearlo per i combattenti, consegnarlo a loro in tempo per tutti questi eventi programmati da ora fino alla fine dell’anno. Questo è tutto. Non c’è niente più di questo.
3°) La decisione sull’ammontare delle borse in base al numero di match PRO registrati:
Per essere chiari, noi non determiniamo le borse del combattimento, il modo in cui sono pagati i fighter o dove finiscono i soldi dello sponsor. Niente di tutto questo ha a che fare con noi.
Non abbiamo mai avuto nemmeno una volta una conversazione su nulla di tutto ciò: come vengono pagati o come si strutturano le tabelle. Noi non abbiamo nulla a che fare con questo, è la UFC che assume o licenzia. Dipende tutto da loro.
4°) Il licenziamento di “Stich” Duran:
Io sono stato un fan prima che un addetto a questo settore. Ho conosciuto ‘Stich’ solo di recente, non lo conoscevo personalmente, ma tutti coloro che hanno visto un combattimento dell’UFC, hanno visto Stitch.
L’ho chiamato e ho parlato con lui di recente dopo tutto quello che è successo. Ho fatto una bella chiacchierata con lui e non credo che volesse denigrare la Reebok, ma solo evidenziare le sue perdite rispetto ad altri sponsor che aveva.
Noi comunque non abbiamo mai avuto una conversazione su quello che avrebbe dovuto indossare o se gli addetti ai lavori stavano perdendo i loro sponsor. Non è che ci siamo dimenticati di loro, ma doveva essere la ‘Fase 2’ di questo accordo. Ad essere onesti non abbiamo avuto abbastanza tempo per pensare all’abbigliamento delle Octagon girl, a quello degli arbitri o a che cosa potesse indossare Joe Rogan sul palco della cerimonia del peso. Abbiamo trascorso i nostri primi 7 mesi cercando disperatamente di ottenere i kit per i fighter, gli attrezzi per la loro formazione e tutto quello che questo accordo ha generato. Ripeto, non abbiamo avuto i nostri consueti ritmi dai 18 mesi ai 2 anni, e neanche decidiamo chi assume o licenzia la UFC.
5°) Gli errori di ortografia sui nomi e soprannomi dell’abbigliamento presente sul sito Reebok:
La UFC ha qualcosa come tra i 580 e i 600 atleti sotto contratto. Abbiamo deciso relativamente vicino alla data di lancio di personalizzare l’abbigliamento di ogni singolo combattente della UFC.
Funzione così, è l’organizzazione che fornisce la lista dei propri atleti. Io non so chi è il combattente 560 in UFC. Come faccio a saperlo? Come farebbe a saperlo la mia squadra?
La lista è controllata dall’organizzazione e passata a noi in un brevissimo lasso di tempo. Anche in questo caso, si tratta di una partnership. Non vogliamo rovinare il nome di nessuno, né dell’UFC.
Abbiamo preso quella lista e messa on line, ma nessun prodotto è stato mai realizzato in maniera inesatta. Quelli visibili erano errori presenti esclusivamente in maniera virtuale sul sito web.
Capisco che è un errore che ci riguarda, ma qual è il mio punto di riferimento su 600 atleti? Dove dovrei controllare per vedere di cosa si tratta o sapere quello che ogni combattente vuole avere sulla sua maglia? Doveva venire da loro. L’organizzazione mette insieme la lista, arriva da noi e noi la mettiamo on-line. Ecco come funziona.
6°) Le possibili future versioni dei kit di abbigliamento:
Sì, stiamo cercando più dettagli per i “Fight Kit”. Questa è la prima versione. C’è a chi piace e a chi non piace l’estetica delle maglie con il logo UFC sul davanti. Non possiamo accontentare tutti, ma la prima versione dei Kit nella mia mente doveva comunque vertere sul logo UFC.
Penso che la terza o la quarta versione sarà qualcosa di innovativo. Non abbiamo ancora progettato nulla per questo. Ci stiamo ragionando e naturalmente dobbiamo farlo con l’UFC. Lavoreremo insieme su questo aspetto, ma c’è molto di più in futuro. Abbiamo un intero team di persone dedicato esclusivamente a questo business e alla progettazione di nuovi prodotti per mantenere questo legame elettrizzante.
7°) Il futuro della Reebok nelle MMA:
Bisogna rimanere umili. Prendiamo le critiche e ci assicuriamo di fare sempre meglio. Siamo elettrizzati da tutto questo! Penso che ci siano state molte più cose positive di quelle negative. E’ stato davvero un buon inizio per noi. Un sacco di prodotti stanno andando molto bene nelle vendite. Stiamo sentendo grandi cose dai fighter. Siamo super eccitati su quello che avverrà in futuro.
Abbiamo ancora più combattenti da sponsorizzare, abbiamo ancora più annunci da fare, abbiamo ancora più prodotti da creare e più versioni delle nostre creazioni future da annunciare. Siamo entusiasti di questa pianificazione. C’è un sacco di cose buone che ancora devono avvenire.
Effettivamente il direttore Michael Lunardelli sembra non essersi tirato indietro da nessuna critica, rispondendo sempre nel dettaglio di quello che gli veniva contestato, anche se sembrerebbe aver scaricato la maggior parte delle responsabilità a queste critiche sulla UFC.
Staremo a vedere cosa ci riserverà il futuro sul legame tra uno dei primi marchi sportivi nel mondo e la più famosa compagnia americana di arti marziali miste.