The fighters

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14/03/2011, 23:31

Questo topic lo volevo dedicare ai vari protagonisti del pugilato ,presenti e passati, cercando, anche grazie alle vostre conoscenze ed esperienze, di introdurre un po' la storia magari mettendo qualche video, foto, quello che volete su di essi... Ovviamente le notizie le prenderò dalla rete, niente farina del mio sacco,questo voglio sottolinearlo perchè già in passato qualcuno ha criticato chi aveva tentato di fare una cosa del genere... L'idea mi è venuta guardando il fim "The fighter" ed è infatti proprio dal pugile Micky Ward che voglio iniziare questa piccola e modestissima biografia...
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14/03/2011, 23:37

Micky Ward (Lowell (Massachusetts), 4 ottobre 1965)

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Record: Match disputati 51, vinti 38(27 per KO) persi 13, pareggi 0

Soprannominato "Irish" (l'irlandese), prima di diventare professionista nel 1985, è stato tre volte campione del "New England Golden Gloves". Iniziò la sua carriera vincendo i suoi primi quattordici combattimenti. Nel 1990 però, dopo aver perso quattro incontri di fila, decise di prendersi una pausa dalla boxe.
Nel periodo in cui Ward restò lontano dallo sport, lavorò come operaio nel rifacimento dell'asfalto stradale. Utilizzò poi parte dei suoi guadagni per sottoporsi ad un intervento chirurgico alla mano destra, che soffriva da tempo di vari problemi.
In quello stesso periodo il suo fratellastro, l'ex pugile Dicky Eklund, che lottava contro i problemi della tossicodipendenza, venne rilasciato dal carcere dove era rinchiuso con l'accusa di possesso di droga. Una volta uscito convinse Micky Ward a riprendere in mano la sua carriera sportiva di pugile.
Ward tornò ad allenarsi e a combattere, vincendo i suoi primi nove incontri e nel 1996 conseguì il titolo "WBU's Intercontinental Light Welterweight" contro Louis Veader. Difese poi nello stesso anno la cintura di campione ancora contro Veader. Nel 1997 lottò per il titolo "Light IBF" contro il campione Vince Phillips, ma non riuscì a vincere: l'incontro venne fermato al terzo round a causa dei tagli subiti da Ward. Phillips vinse così l'incontro per KO tecnico. Un anno dopo, ancora una volta Ward si avvicinò al titolo, ma perse ai punti contro Zab Judah.
Nel 2000 Micky Ward volò a Londra per combattere contro il campione WBU Shea Neary: vinse con un KO tecnico all'ottavo round. Ward successivamente non difese mai il titolo.
Nel 2001 l'incontro vinto contro Emanuel Augustus (conosciuto poi come Emanuel Burton) venne votato come Combattimento dell'anno dalla rivista Ring Magazine.
Il 18 maggio del 2002, Micky Ward affrontò per la prima volta Arturo Gatti (canadese nato in Italia) l'avversario per il quale la sua storia divenne famosa.
Il combattimento fu duro e selvaggio, ma un atterramento al nono round procurato da Ward ai danni di Gatti fece la differenza nel consegnare la vittoria ai punti all'americano. Anche questo incontro venne votato Combattimento dell'anno dalla rivista Ring Magazine.
Successivamente i due si accordarono per organizzare un nuovo match di rivincita: l'incontro avvenne nel mese di novembre e questa volta fu Arturo Gatti a vincere sempre ai punti, combattendo un'altra battaglia selvaggia. Ward cadde a terra al terzo round, ma portò a termine il combattimento fino alla fine.
Poco dopo venne organizzato un terzo match tra i due per l'8 giugno 2003.
Ward lottò cercando di gestire il match contro un Gatti scatenato e al sesto round riuscì anche a mandarlo al tappeto. Poi però Gatti riuscì ad alzarsi e prima che l'arbitro finisse di contare fino a dieci, la campana suonò e sancì il termine del round. Gatti si riprese e alla fine vinse il match con la decisione unanime della giuria. Ancora una volta la rivista Ring Magazine votò l'incontro come Combattimento dell'anno per il 2003.
Prima della sua lotta finale con Gatti, Micky annunciò la sua intenzione di ritirarsi dal pugilato agonistico dopo il match. Nel suo stato, il Massachusetts, Micky Ward è considerato un eroe della classe operaia, un atleta che ha prevalso sulle difficoltà della vita grazie alla propria determinazione e il duro lavoro.
Nella lunga carriera (1985-2003) divenne famoso per la disciplina mostrata sul ring e verso gli avversari. In più divenne un amico fraterno del suo più grande rivale, Arturo Gatti, tanto da allenarlo nell'ultimo match sostenuto.

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14/03/2011, 23:51

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15/03/2011, 22:55

Arturo Gatti (Cassino, 15 aprile 1972 – Porto de Galinhas, 11 luglio 2009)

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Record: Match disputati 49, vinti 40(31 per KO), persi 9, pareggi 0

Soprannominato Thunder, è stato un pugile italiano naturalizzato canadese. Arturo Gatti nacque in Italia ma crebbe in Canada, a Montreal, e nel 1991 si trasferì negli Stati Uniti d'America, nello stato del New Jersey.
Avrebbe dovuto rappresentare il Canada ai Giochi olimpici di Barcellona del 1992, ma nel 1991 decise di diventare un professionista e di rinunciare quindi all'appuntamento olimpico.
Così, nel 1995, divenne campione del mondo per l'IBF nella categoria dei superpiuma, battendo Tracy Patterson.
Tra il 1991 e il 2007, sostenette 49 incontri: 40 vinti (31 per ko) e 9 persi. Era diventato campione del mondo dei pesi superpiuma IBF (1995-97) e dei superleggeri WBC (2004-2005). Il suo stile spregiudicato lo rese un idolo delle folle. Gatti non era un tecnico, ma un rissaiolo che le dava e le prendeva senza mai arrendersi. Proprio come Rocky Balboa, il personaggio inventato da Sylvester Stallone. Quando aveva il viso insanguinato Arturo combatteva con maggiore determinazione perchè non accettava l'idea di perdere.
Leggendarie le sue tre battaglie contro Mickey Ward, sulla distanza delle 10 riprese, senza alcun titolo in palio, nel 2002-2003. I due pugili si affrontarono con incredibile violenza per 30 round, facendo saltare dalle sedie gli spettatori. Ward vinse la prima sfida, Gatti le successive.
Due combattimenti Gatti-Ward furono votati 'Match dell'anno' dalla prestigiosa rivista americana The Ring. Ottennero il medesimo premio, le battaglie di Arturo contro Gabriel Ruelas (nel 1997) e Ivan Robinson (nel 1998). I combattimenti di Gatti erano eventi che coinvolgevano ogni classe sociale garantendo il tutto esaurito.
In un incontro contro Joey Gamache, quest'ultimo entra inizialmente in coma e riporta poi danni cerebrali permanenti tanto da chiedere a Gatti il risarcimento dei danni subiti.
Nel gennaio del 2004 Gatti batté Gianluca Branco conquistando il titolo mondiale WBC dei superleggeri, perso nel 2005 contro Floyd Mayweather.
Dopo la perdita del mondiale dei superleggeri Gatti conquista il vacante mondiale dei welter IBA nel 2006.
Il 14 luglio del 2007, dopo aver perso l'opportunità mondiale per la WBC sempre nei welter con il semi professionista messicano Alfonso Gomez, Gatti si ritira.
L'11 luglio 2009, mentre si trova con la famiglia in vacanza in Brasile, viene ritrovato morto nella sua stanza di albergo con una profonda ferita alla testa, la polizia arrestò la moglie Amanda Rodrigues che l’ avrebbe stordito e poi strangolato. Ignoto il motivo…
La morte di Arturo Gatti ha avuto grande risalto sui media a stelle e strisce. La rete televisiva ESPN, ad esempio, ha interrotto i programmi per dare la notizia. Numerosi articoli sulla carriera di Arturo Gatti sono stati pubblicati dai maggiori quotidiani di New York. Grandi personaggi dello sport e dello spettacolo hanno voluto ricordare il loro idolo: tutti sono stati concordi nel definire Arturo Gatti 'un vero campione che sul ring dava il 110%'.
Non sarà ricordato come il più grande della boxe e neppu¬re quello col pugno più pesante. Però era di certo il più coraggioso. Un coraggio che aveva pagato trasformando la sua faccia insolente da canadese con nonni napoletani in una goffa maschera di sofferenza e cuciture.

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15/03/2011, 23:25

Diego chico Corrales (Sacramento, 25 ottobre 1977 – 7 maggio 2007)
morto a las vegas in un incidente in moto
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15/03/2011, 23:54


"Ha sempre combattuto in maniera sconsiderata - il ricordo dolceamaro del promoter Gary Shaw - e ha vissuto in maniera sconsiderata. Era il suo stile".
Corrales, era un pugile longilineo (1.79 m per 59 kg) con un pugno esplosivo (33 k.o. all'attivo su 40 successi) e nel 2005 era stato protagonista di due grandi sfide con il messicano Jose Luis Castillo, entusiasmando il pubblico nella prima in cui si era imposto per k.o al 10° round, grazie a un devastante gancio sinistro, dopo essere stato atterrato due volte nella stessa ripresa ed essere sembrato prossimo a crollare sotto i colpi dell'avversario.
Corrales, che era nato a Sacramento, viveva a Las Vegas e vinse i primi 33 match della sua carriera salvo cedere nel gennaio 2001 a Floyd Mayweather Jr che si impose per k.o alla 10ª ripresa. Il contraccolpo psicologico fu violento e Corrales finì anche in carcere per violenza domestica. Negli ultimi tempi aveva avuto problemi di peso e il match con Cluttey lo aveva visto combattere addirittura come welter. "Pensava sempre ai tifosi e a fare in modo che i loro soldi fossero ben spesi - il ricordo di Gary Shaw -. Era un vero guerriero, rappresentava la vera essenza del pugilato".
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16/03/2011, 0:09

savo81 ha scritto:Ovviamente le notizie le prenderò dalla rete, niente farina del mio sacco,questo voglio sottolinearlo perchè già in passato qualcuno ha criticato chi aveva tentato di fare una cosa del genere...
chi? :shock:
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16/03/2011, 0:36

ZioDanilo ha scritto:
savo81 ha scritto:Ovviamente le notizie le prenderò dalla rete, niente farina del mio sacco,questo voglio sottolinearlo perchè già in passato qualcuno ha criticato chi aveva tentato di fare una cosa del genere...
chi? :shock:
Ricordo che un ragazzo aveva deciso di fare una sorta di wiki sui fightes e qualcuno ha criticato il fatto che prendeva tali e quali le notizie da wikipedia limitandosi a tradurle usando il traduttore.... Non ricordo bene i protagonisti di questa storia, ma memore, ho preferito chiarire subito quello che intendevo fare cioè una raccolta dove ricordare i protagonisti della boxe...
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17/03/2011, 2:05

Julio César Chávez González (Ciudad Obregón, 12 luglio 1962)

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Record: Match disputati 115, vinti 107(86 per KO) persi 6, pareggi 2


Soprannominato J.C., The Lion of Culiacan e El Gran Campeón Mexicano, ha vinto sei titoli in tre categorie di peso. Nel suo periodo d'oro era considerato il più grande pugile di sempre, miglior Pound for Pound e uno dei migliori della storia del pugilato. Anche i suoi figli Julio Jr. e Omar Chávez sono dei pugili professionisti.
Nato il 12 luglio 1967 a Sonora, nel Messico. Il padre, Rodolfo Chavez, era un ferroviere e Julio è cresciuto in povertà assieme ai quattro fratelli e alle cinque sorelle. Ha iniziato a praticare la boxe a sedici anni, dopo 14 incontri amatoriali Chavez decise di partecipare ad un torneo locale a Città del Messico, dove subì la sua unica sconfitta da pugile dilettante.

Chavez ha fatto il suo debutto professionale il 5 febbraio 1980, all'età di 17 anni. Il suo primo passo è stato molto buono: vittoria per KO su Andres Felix al 6° round. Nel suo 12° match, datato 4 marzo 1981, ha affrontato Miguel Ruiz a Culiacan. Alla fine della 1ª ripresa Chavez ha sferrato un pugno da KO all'avversario, atterrandolo. Poiché il colpo è stato lanciato durante il gong, Julio è stato squalificato per il pugno e Ruiz è stato dichiarato vincitore del match. Il giorno dopo, tuttavia, dopo uletriori esaminazioni sull'esito della gara, la commissione messicana ha invertito il risultato del match, proclamando Chavez vincitore. Il manager di Julio, Ramón Felix, era un membro della commissione. Ha vinto il suo primo titolo da professionista (la corona vacante WBC dei superpiuma) il 13 settembre 1984, mettendo KO il compatriota Mario "Azabache" Martínez al Grand Olympic Auditorium di Los Angeles, California. Martinez era il favorito per la vittoria.
Il 19 aprile 1985 Chavez ha difeso il suo titolo contro Ruben Castillo (63-4-2), trionafndo per KO alla 6ª ripresa. Il 7 luglio 1985 Chavez ha sconfitto il futuro campione Roger Mayweather (zio dell'imbattuto Floyd Mayweather Jr.), tramite KO alla 2ª ripresa. Il 3 agosto 1986 ha vinto per majority decision un incontro di 12 round contro l'ex campione WBA e futuro campione IBF dei superpiuma Rocky Lockridge a Monte Carlo, Monaco. Nell'incontro successivo ha sconfitto l'ex campione Juan Laporte per verdetto unanime dopo 12 round. Ha difeso con successo il suo titolo WBC per un totale di nove volte.

Titoli:
1984-1987 Titolo mondiale WBC superpiuma
1987-1988 Titolo mondiale WBA leggeri
1988-1989 Titolo mondiale WBC leggeri
1989-1994 Titolo mondiale WBC superleggeri
1990 Titolo mondiale IBF superleggeri
1994-1996 Titolo mondiale WBC superleggeri

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17/03/2011, 13:55

stamattina stavo pensando che avrei potuto aggiungere chavez.....
accendo il pc e cosa scopro????
che savo era già un passo avanti a me......ahahahhaah
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18/03/2011, 23:32

Óscar De La Hoya (Los Angeles, 4 febbraio 1973)

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Record: Match disputati 45, vinti 39 (30), persi 6, pareggi 0

Soprannominato The Golden Boy, è un ex pugile e leader del polo boxistico manageriale Golden Boy Promotions. Vincitore di medaglia olimpica nel 1992, ha vinto come pugile professionista ben dieci titoli mondiali in sei categorie di peso, record ineguagliato da nessun altro atleta di questa disciplina. È stato nominato Fighter of the year 1995 da Ring Magazine ed ha raggiunto il terzo posto nella classifica Pound For Pound della stessa rivista nello stesso anno. È largamente riconosciuto come uno dei pugili più famosi del mondo. Ben 18 dei suoi match hanno superato l'incasso di dieci milioni di dollari in Pay Per View, mentre in totale i suoi incontri hanno fruttato un valore estimato di 696 milioni di dollari in PPV.
De La Hoya ha annunciato ufficialmente il suo ritiro il 14 aprile 2009, smentendo speculazioni su un suo possibile match contro il figlio del leggendario Julio César Chávez, l'imbattuto Julio César Chávez Jr..
Figlio di una famiglia di emigrati messicani poverissimi, grazie alla boxe è sfuggito alla violenza di strada della periferia di Los Angeles dove è cresciuto. È stato severamente allenato dal padre Joel che lo ha guidato nelle prime fasi della sua carriera. La madre, morta per cancro quando Óscar aveva solo 18 anni, è stata fonte di ispirazione durante tutta la sua vita. De la Hoya comincia a boxare giovanissimo e nel 1989 conquista la medaglia d'oro nel prestigioso torneo Golden Gloves, l'anno successivo diventa campione Americano, bissa successivamente questo successo nel 1991. Nel 1992 diviene campione olimpico nei Giochi di Barcellona del 1992 e nello stesso anno vince i Mondiali Dilettanti. Lascia il mondo del dilettantismo con l'eccezionale score di 223 vittorie e 5 sconfitte.
Passato professionista in quello stesso anno, la sua carriera comincia nella categoria superpiuma battendo il danese Bredahl Dopo solo 11 incontri da pro, con questa vittoria, De la Hoya si aggiudica il titolo di categoria versione WBO. Lo difende quindi contro l'italiano Giorgio Campanella (subendo proprio contro Campanella il primo knock down della sua carriera). Nel 1995 passa nei pesi leggeri battendo al secondo round per KO Paez e difendendo la corona WBO per quattro volte consecutive fino alla riunificazione del titolo IBF e WBO contro Rafael Ruelas (43-1-0). È proprio nel match contro Ruelas che De la Hoya affronta il suo primo match contro una stella affermata e molto quotata della boxe mondiale: la sua vittoria al secondo round via KO tecnico mostra al mondo quanto non sia solo un giovane dallo straordinario talento ma già un pugile di panorama mondiale.
Dopo aver difeso altre due volte il suo titolo WBO decide di passare nei superleggeri e nel giugno del 1996 affronta il messicano Julio César Chávez (all'epoca con il record di 96-1-1) per il titolo di questa categoria, versione WBC. A soli 23 anni De la Hoya cerca così il suo quarto titolo iridato in una terza categoria di peso cercando di entrare nella ristretta cerchia di pugili detentori di titoli mondiali in più di due categorie di peso.
Il match, arbitrato da Joe Cortez, subisce una svolta già dopo un minuto della prima ripresa quando De la Hoya apre un profondo taglio all'arcata sopraccigliare sinistra di Chávez. Il detentore del titolo non riesce a ribaltare la già difficile situazioni e viene colpito da altri diretti da parte di De la Hoya proprio sulla ferita: al quarto round Chávez viene fermato da Cortez per evidente impossibilità di continuare essendo completamente accecato dal sangue.
De la Hoya, a soli 23 anni, è già detentore di tre corone in tre diverse categorie di peso. Dopo una difesa volontaria contro l'imbattuto Gonzalez, De la Hoya, già inserito nella classifica Pound For Pound da The Ring, decide di entrare nella ristretta cerchia di coloro che vincono il titolo in quattro categorie diverse di peso tentando la scalata nei pesi welter assaltando il titolo WBC nelle mani del re indiscusso e numero uno della categoria Pernell Whitaker.
Talvolta imbrogliato dalla boxe mancina ed elusiva del coloured, De la Hoya riesce comunque a neutralizzarlo e a vincere per Unanimous Decision (con margini dai 4 ai 5 punti). L'esito sorprende abbastanza il pubblico e gli addetti ai lavori che han più volte tacciato l'operato dei giudici troppo generoso per De la Hoya. Si parlò più volte di una rivincita fra Whitaker e De Hoya ma le successive inaspettate sconfitte del coloured americano hanno fatto scemare l'ipotesi. Dopo il quinto alloro in quattro categorie di peso, De la Hoya si stabilizza nei welter difendendo a più riprese il titolo contro contender come Héctor Camacho, nuovamente Chávez e il ghanese Ike Quartey portando il suo record a 29 vittorie.
Nel match contro Ike Quartey De la Hoya affronta un match molto duro in cui nella quinta ripresa i due finisco entrambi Knock Down. Proprio in questo match si realizza una splendida dodicesima ripresa caratterizzata da un down subito da Quartey e una prolungata azione a due mani del Golden Boy che costringe il ghanese a ribattere colpo su colpo appoggiato alle corde. La decisione di Split Decision per De la Hoya non convince tutti e si avanzano delle critiche sul giudizio dei guidici.
Nel 1999 De la Hoya, dopo parecchie difese del titolo, decide di affrontare riunificando il suo titolo WBC e quello IBF Felix Trinidad, peso welter portoricano imbattuto e caratterizzato da una boxe molto composta ma fortemente aggressiva.
Il match si presentatava estremamente interessante per via dei destini incrociati dei due pugili: entrambi vincenti contro Whitaker (prima De la Hoya, poi Trinidad in maniera più convincente) e Camacho (prima De la Hoya, poi Trinidad), successivamente al loro match entrambi hanno battuto Fernando Vargas e Ricardo Mayorga e sono stati sconfitti da Bernard Hopkins. Oltre questo crocevia di incontri, Trinidad - De la Hoya è stato un match caricato di molto hype in quanto si vedevano in essi due astri, seppur giovani, molto affermati nel panorama mondiale boxistico; l'eventuale match inoltre avrebbe sancito il vero re della categoria dei pesi welter.
Il match si tiene al Mandalay Bay Resort di Las Vegas e De la Hoya attua una tattica elusiva fatta di continuo movimento e improvvise combinazioni al volto di Trinidad il quale ha risposto con una tattica fatta di pressing e aggressività. In vantaggio nei cartellini dei giudici (ma anche dei molti giornalisti presenti a bordo ring) fino alla settima ripresa, De la Hoya, per sua stessa ammissione sicuro di avere ampio margine, decide semplicemente di stare lontano da Trinidad affidandosi a colpi isolati a fine round: la giura punisce il suo comportamento eccessivamente elusuvio e Trinidad con abilità recupera il margine perduto vincendo con uno strettissimo verdetto via Majority Decision.
Il giudizio di Majority Decision a favore di Trinidad ha sollevato più di qualche polemica, specialmente nell'entourage di De la Hoya. Il promoter di De la Hoya, Bob Arum, ha più volte rivolto accuse contro il promoter di Trinidad, Don King, di aver "fatto visita" in casa del giudice Jerry Roth. Roth ha sempre respinto le accuse. Il Match Del Millennio ha avuto un introito di 71.4 milioni di dollari in pay Per View.
Dopo la prima sconfitta da pro, molto contestata dallo stesso De la Hoya, il Golden Boy perde di vista la boxe incidendo un disco di buon successo: la sua mancata preparazione sarà evidente nel suo primo match contro l'imbattuto Shane Mosley, ex re de pesi leggeri, cui De la Hoya cede il passo nelle ultime tre riprese consegnandogli il vacante titolo WBC di categoria lasciato vacante da Trinidad.
Sconfitto due volte in tre match, dopo una pausa di nove mesi De la Hoya annuncia il cambio di allenatore in favore di Floyd Mayweather Sr.. Poco dopo ritorna in forma perfetta contro Arturo Gatti sconfiggendolo in sei round. Passato nei superwelter al limite dei 69,90 kg, il Golden Boy fa sua la quinta corona in cinque categorie di peso contro El Lince, Javier Castillejo, pluridecorato campione europeo e mondiale dei superwelter. Riunificate la versioni WBC e WBA del titolo contro Campas il Golden Boy decide di affrontare l'allora ventiduenne Fernando Vargas.
Dopo delle conferenze stampa molto accese fra i due, il match vede vittorioso De la Hoya che, dopo aver atterrato Vargas con un gancio sinistro alla tempia, completa l'opera finendo l'avversario con una serie a due mani alle corde nell'undicesima tornata del match. A riprova di quanto questo match sia stato importante per la carriera di De la Hoya, il commentatore HBO Jim Lampley ha più volte indicato durante le fasi finali del match quanto il Golden Boy fosse vicino alla "sua più brillante e sensazione vittoria" che lo ha riammesso nel giro dei pugili più forti del mondo dopo le sue due sconfitte contro Trinidad e Mosley. Dopo questo incontro De la Hoya cerca con insistenza il rematch con Mosley nei superwelter per vendicare la sconfitta subita due anni prima nella categoria inferiore.
Vargas verrà poi trovato positivo al controllo antidoping successivo al suo match contro De la Hoya.
De la Hoya - Mosley II, denominato non casualmente Redemption, si conclude con la terza sconfitta da pro per il Golden Boy con un verdetto di Unanimous Decision (113 - 115 per tre volte, un verdetto ancora più duro della Split Decision del primo match) e togliendo i titoli WBA e WBC dalle mani del Golden Boy. Ancora una volta un match di De la Hoya viene macchiato da strascichi polemici riguardanti la bontà dell'operato dei giudici a bordo ring. Molti infatti evidenziano il maggior numero di colpi messi a segno da parte di De la Hoya come fotografia dell'operato inesatto da parte dei giudici e lo stesso De La Hoya in un primo momento decide di ricorrere alla giustizia sportiva per sovvertire l'esito dell'incontro. La vittoria di Sugar Shane Mosley non verrà poi mai ufficialmente questionata nonostante il tam tam mediatico creato attorno al verdetto del match.
Il match con Shane Mosley verrà macchiato nel 2007 da uno strascico dello scandalo BALCO. Secondo quanto riportato da Jeff Novitzky, investigatore del caso BALCO, Mosley avrebbe fatto uso di EPO fino a 5 giorni prima del match del 2003 contro De la Hoya. Mosley successivamente ammetterà un uso inconsapevole di steroidi. De la Hoya non ha mai fatto menzione di voler agire legalmente per sovvertire l'esito del match in suo favore (l'esito dell'incontro diverrebbe o una squalifica per Mosley o un No Contest).
Dopo Mosley - De la Hoya II il Golden Boy tenta la scalata nei pesi medi conquistando WBO contro il tedesco Felix Sturm. Previsto come un match abbastanza facile, De la Hoya soffrirà più del previsto e riuscirà a strappare il titolo al tedesco con un margine minimo. È la sesta iride in sei categorie di peso: ciò rimane ad oggi un record assoluto. Dopo essere diventato un campione di sigla De la Hoya tenta coraggiosamente la strada contro il detentore delle cinture WBA, WBC ed IBF: il 38enne Bernard Hopkins.
Bernard Hopkins si presenta a De la Hoya con un curriculum impressionante comprendente una striscia di imbattibilità lunga 10 anni che vanta fra le sue vittime anche Tito Trinidad. L'incontro si disputa il 18 settembre 2004 e De la Hoya viene atterrato da un potente gancio sinistro nel corso della nona ripresa mentre era già in svantaggio su due dei cartellini dei tre giudici: è l'unico Knock Out in carriera subito dal Golden Boy.
Dopo questo match il campione si ferma per più di un anno e mezzo per intraprendere la carriera da manager fondando la Golden Boy Promotion, vero e proprio polo manageriale che ha nella sua scuderia pugili come Marco Antonio Barrera, Manny Pacquiao e gli stessi Mosley e Hopkins, eguagliando lo strapotere di manager come Bob Arum (ex manager di De la Hoya), Frank Warren e Don King.
Óscar de la Hoya torna nel maggio del 2006 rifacendo sua la corona WBC superwlter infliggendo tre atterramenti al campione Ricardo Mayorga nel giro di sei round.
Ma è nel novembre 2006 che si prospetta la clamorosa sfida fra il re dei pugili Pound For Pound Floyd Mayweather, Jr. e De la Hoya: l'attesa per il match è fortissima (viene chiamata "The World Awaits") perché si ritrovano di fronte due dei pugili giudicati fra i più forti degli ultimi 30 anni.
Match indicato da Sport Illustrated come il "salvatore della boxe", viene definito il match più importante al di fuori della categoria pesi massimi nella storia della boxe: l'introito via pay per view sarà maggiore anche a quello di Holyfield-Lewis di sette anni prima e supera anche come introiti De la Hoya VS Trinidad.
Caratterizzato da una campagna pubblicitaria sterminata comprendente un Reality Show irradiato via YouTube e un tour promozionale che tocca venti città, De la Hoya VS Mayweather viene vissuto morbosamente dal popolo americano che vede in Óscar l'underdog ma anche l'unico che può spezzare la striscia vincente dell'imbattuto re pound for pound, campionissimo sul ring ma debole nel riscuotere successo fra il pubblico.De la Hoya arriva al match dopo aver cambiato allenatore (da Floyd Mayweather Sr., licenziato dopo sei anni per aver chiesto un compenso astronomico per allenare il detentore del titolo contro suo figlio, a Freddie Roach), aver avuto uno sparring partner d'eccellenza (Shane Mosley) e in grandissima condizione atletica; inoltre il Golden Boy ha dalla sua il vantaggio di combattere in una categoria a lui nota.
Il match (6-5-2007), tenutosi al Mandalay Bay Resort a Las Vegas, è abbastanza equilibrato e De la Hoya snatura la sua natura di incontrista per giocare un match di attacco facendo valere la sua maggior stazza e tenendo sempre il centro del ring; Mayweather risponde con una tattica elusiva e riesce a portare un numero di colpi leggermente maggiore rispetto al Golden Boy.
Proprio la pulizia dei colpi dell'attuale re Pound For Pound gli vale una vittoria per Split Decision.
Dopo il match contro Floyd Mayweather, De la Hoya resta in attesa di una rivincita contro il campione di colore americano. Nel dicembre 2007 Mayweather torna nei pesi welter per difendere la sua cintura contro il britannico imbattuto Ricky Hatton. Dopo il match De la Hoya e Mayweather siglano un precontratto per un match ai primi di settembre del 2008 senza alcun titolo in palio con un peso massimo di 150 libbre. Per restare in attività, De la Hoya annuncia un match il 3 maggio 2008 contro Steve Forbes stabilito sulle 150 libbre e annuncia conseguentemente un suo ritiro a dicembre contro un avversario ancora da stabilire. Dopo aver battuto via Unanimous Decision Steve Forbes [9] sotto l'ala del suo allenatore Floyd Matweathers Sr, De la Hoya apprende la definitiva decisione di Mayweather di appendere i guantoni al chiodo. Cancellato così il match settembrino con Mayweather, sono stati vagliati molti nomi quali possibili avversario in sostituzione del ritirato Mayweather (fra cui Miguel Cotto e Antonio Margarito). La scelta finale è ricaduta su Manny Pacquiao.
Il contratto siglato per il match (ridenominato Dream Match) prevede un peso massimo di 147 libbre (66,7 kg). Ciò ha portato a varie speculazioni da parte dei media sul possibile gap fisico in sfavore di Pacquiao, pugile di origini filippine che nel passato ha militato in categorie come i supermosca (53,4 kg) e che non ha mai superato il limite dei pesi leggeri durante tutta la sua carriera. Il giorno precedente al match i due pugili si presentano al peso facendo registrare 145 libbre per De La Hoya e 142 per Pacquiao. All'angolo del pugile messicano opera il suo nuovo trainer, Nacho Berenstain, assistito da Angelo Dundee, già allenatore di Muhammad Ali e Sugar Ray Leonard, nell'angolo di Pacquiao invece è immancabile la presenza del suo trainer Freddie Roach. L'incontro (6-12-2008) vede il dominio da parte del pugile filipinno che scuote più volte De La Hoya con combinazioni al volto e al corpo durante il passare dei round. Al settimo round De La Hoya piega un ginocchio e finisce quasi al tappeto, nell'ottavo la punizione inflitta da Pacquiao diventa ancora più proibitiva per il corpo del suo avversario. Fra l'ottavo e il nono round l'entourage di De La Hoya con l'assenso del pugile decide di porre fine all'incontro evitando così al proprio assistito una punizione eccessiva.
A De la Hoya è sempre stato riconosciuto il merito di aver affrontato pugili valorosi e di aver sempre cercato il confronto con i più forti della categoria: nel suo palmares figurano ben 25 fra ex campioni o attuali campioni mondiali e già diversi pugili ritirati già facenti parti della Hall of fame.

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22/03/2011, 0:08

Evander Holyfield (Atmore, 19 ottobre 1962)

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Record: Match disputati 52 , vinti 47 (27 per KO), persi 10 , pareggi 2

È stato 4 volte campione del mondo dei pesi massimi e ha detenuto per un totale di 4 volte altre cinture in periodi di tempo differenti. Si fece conoscere vincendo il bronzo nei massimi leggeri ai Giochi Olimpici del 1984.
Nato il 19 ottobre 1962, nella cittadella di Atmore, nell'Alabama.
Dopo essere stata abbandonata dal marito e non avendo così un appoggio su cui contare, sua madre, Annie Laura Holyfield, ha deciso di spostare l'intera famiglia ad Atlanta. Era l'estate del 1964 e all'epoca Evander aveva solamente 2 anni. Da esempio qual è stata, la signora Holyfield ha insegnato ai suoi figli che il lavoro duro era la chiave per raggiungere i propri desideri. Il giovane Evander apprenderà ben presto la lezione, mostrando questa qualità in ogni aspetto della sua vita.
Da bambino, il sogno del giovane era quello di rappresentare la sua città natale in un campo di football americano, come membro degli Atlanta Falcon. Con l'incoraggiamento della madre, e come membro attivo del Warren Memorial Boy's Club del sud-est di Atlanta, Holyfield ha iniziato a praticare la sua disciplina preferita, in una squadra di bambini da 65 libbre. Si è ben presto ritagliato un nome in campo, ma è stata la curiosità di scoprire una certa area del club ad attrarlo e spingerlo verso il suo destino atletico: il pugilato. Era infatti da 8 anni che Holyfield si sentiva attratto da quella zona, a cui non aveva mai acceduto prima.
Holyfield è stato campione del mondo dei massimi leggeri WBA, WBC e IBF e dei massimi WBA, WBC, IBF e IBO.
Debuttò come professionista il 15 novembre 1985, a 23 anni, battendo in 6 riprese Lionel Byarm al Madison Square Garden di New York. Nel 1988, dopo aver sconfitto a Las Vegas Carlos de Leon, in 8 riprese, Holyfield annuncia il suo passaggio ai pesi massimi. Il primo incontro gli è favorevole: il 16 luglio, a Lake Tahoe, Holyfield batte James Tillis per KO alla quinta ripresa, e si ripete a fine anno, quando batte Pinklon Thomas, campione del mondo, mettendolo al tappeto alla sesta ripresa. Ma l'apice della sua carriera è la vittoria per il mondiale dei pesi massimi in 3 riprese contro James Douglas, il primo pugile che era stato capace di sconfiggere Mike Tyson. Successivamente è George Foreman a essere sconfitto da Holyfield, ai punti dopo 12 riprese.
Nel 1996 si tiene il primo dei due epici incontri titolati contro Tyson. In quell'anno, per la verità, Holyfield aveva già battuto in 6 riprese Bobby Cziz, e il 9 novembre arriva Iron Mike. Contro ogni pronostico, Holyfield vince in 11 riprese. Da quel momento il pugile si associa a Muhammad Ali e Lennox Lewis per il fatto di essere stato tre volte campione del mondo dei pesi massimi. La rivincita di Tyson cade il 28 giugno del 1997, e rimarrà famosa per il morso che Tyson rifila all'orecchio del rivale alla terza ripresa, facendolo sanguinare. Tyson verrà da prima ammonito con 2 pt, poi Iron rifila un altro morso ad Holyfield. Tyson venne squalificato ma nella mezz'ora successiva servirono tutti gli uomini della sicurezza per placare la sua ira. Per Mike a giustificare i 2 morsi furono tre testate (involontarie dai replay ma volontarie secondo la sua opinione) irregolari che impedivano di fargli aprire l'occhio.
Nel 1999 Holyfield affronta Lennox Lewis due volte, in febbraio e novembre. Nel secondo incontro perde ai punti, ma dichiara che chiunque vi abbia assistito sosterrebbe che il vero vincitore sia stato lui. Negli anni successivi si batterà con figure non primarie del gotha pugilistico, come John Ruiz, Chris Byrd, Hasim Rahman, James Toney, Larry Donald, conseguendo alterni risultati. Nell'agosto 2005, il New York Daily News riporta la notizia che Holyfield è stato sospeso dall'attività nello stato di New York, per non aver superato dei test medici. In ogni caso, da agosto 2006 a giugno 2007 il pugile disputa e vince altri 4 incontri, l'ultimo contro l'italoamericano Lou Savarese. Inoltre, il 18 agosto 2007, ha partecipato a WWE Saturday Night's Main Event, evento della World Wrestling Entertainment, dove ha sfidato in un incontro di pugilato Matt Hardy.
Il 13 ottobre 2007, a 44 anni d'età, perde ai punti con verdetto unanime contro Sultan Ibragimov nel suo quinto incontro valevole per la corona dei pesi massimi WBO. In totale, il pugile ha finora disputato 53 incontri, di cui 42 vinti (27 per KO), 9 persi (2 per KO) e 2 pareggiati.
Il 20 dicembre 2008, a 46 anni compiuti, perde ai punti (116-112; 115-114; 114-114) contro il russo Nikolai Valuev, campione WBA in carica, e diventa il più anziano pugile della storia ad essere ancora in attività, sbaragliando i pronostici dei giornalisti che lo davano per ko alla quarta ripresa.
Il 1º ottobre 2009 decide di ritornare sul ring all'età d 47 anni. Dopo un match a novembre, dovrebbe partecipare al mondiale in primavera contro il vincente tra Valuev e Haye[
Dopo l'incontro con Valuev, Evander ha deciso di non ritirarsi e di proseguire la sua carriera da pugile. Intenzionato a conquistare un ultimo titolo mondiale per dimostrare che non è ancora finito, Holyfield ha affrontato Francois Botha il 20 febbraio 2010 al Nelson Mandela Memorial Stadium di Kampala, Uganda, per la corona vacante WBF dei pesi massimi.
Holyfield ha vinto per KO all'ottava ripresa, conquistando il titolo per la quinta volta. E' diventato, quindi, il peso massimo più volte campione nella categoria. Evander ha difeso la corona il 12 settembre 2010 a Las Vegas battendo Deric Rossy per KO tecnico al decimo round.

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29/03/2011, 14:45

savo81 ha scritto: Julio César Chávez González (Ciudad Obregón, 12 luglio 1962)

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Record: Match disputati 115, vinti 107(86 per KO) persi 6, pareggi 2


Soprannominato J.C., The Lion of Culiacan e El Gran Campeón Mexicano, ha vinto sei titoli in tre categorie di peso. Nel suo periodo d'oro era considerato il più grande pugile di sempre, miglior Pound for Pound e uno dei migliori della storia del pugilato. Anche i suoi figli Julio Jr. e Omar Chávez sono dei pugili professionisti.
Nato il 12 luglio 1967 a Sonora, nel Messico. Il padre, Rodolfo Chavez, era un ferroviere e Julio è cresciuto in povertà assieme ai quattro fratelli e alle cinque sorelle. Ha iniziato a praticare la boxe a sedici anni, dopo 14 incontri amatoriali Chavez decise di partecipare ad un torneo locale a Città del Messico, dove subì la sua unica sconfitta da pugile dilettante.

Chavez ha fatto il suo debutto professionale il 5 febbraio 1980, all'età di 17 anni. Il suo primo passo è stato molto buono: vittoria per KO su Andres Felix al 6° round. Nel suo 12° match, datato 4 marzo 1981, ha affrontato Miguel Ruiz a Culiacan. Alla fine della 1ª ripresa Chavez ha sferrato un pugno da KO all'avversario, atterrandolo. Poiché il colpo è stato lanciato durante il gong, Julio è stato squalificato per il pugno e Ruiz è stato dichiarato vincitore del match. Il giorno dopo, tuttavia, dopo uletriori esaminazioni sull'esito della gara, la commissione messicana ha invertito il risultato del match, proclamando Chavez vincitore. Il manager di Julio, Ramón Felix, era un membro della commissione. Ha vinto il suo primo titolo da professionista (la corona vacante WBC dei superpiuma) il 13 settembre 1984, mettendo KO il compatriota Mario "Azabache" Martínez al Grand Olympic Auditorium di Los Angeles, California. Martinez era il favorito per la vittoria.
Il 19 aprile 1985 Chavez ha difeso il suo titolo contro Ruben Castillo (63-4-2), trionafndo per KO alla 6ª ripresa. Il 7 luglio 1985 Chavez ha sconfitto il futuro campione Roger Mayweather (zio dell'imbattuto Floyd Mayweather Jr.), tramite KO alla 2ª ripresa. Il 3 agosto 1986 ha vinto per majority decision un incontro di 12 round contro l'ex campione WBA e futuro campione IBF dei superpiuma Rocky Lockridge a Monte Carlo, Monaco. Nell'incontro successivo ha sconfitto l'ex campione Juan Laporte per verdetto unanime dopo 12 round. Ha difeso con successo il suo titolo WBC per un totale di nove volte.

Titoli:
1984-1987 Titolo mondiale WBC superpiuma
1987-1988 Titolo mondiale WBA leggeri
1988-1989 Titolo mondiale WBC leggeri
1989-1994 Titolo mondiale WBC superleggeri
1990 Titolo mondiale IBF superleggeri
1994-1996 Titolo mondiale WBC superleggeri

GRANDISSIMO :santo: :king: :santo:
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21/04/2011, 22:35

A presto, su vostra grande richiesta ( :mrgreen: ) torneranno le rubriche di "THE FIGHTERS,una vita al massimo"...
Nel prossimo "numero" conosceremo meglio niente popò di meno che... Il giovane campione Amir Khan fresco della sua ennesima difesa del titolo WBA contro l'irlandese Paul McCloskey ...


Piccola anteprima per voi... :boxe:
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24/04/2011, 10:45

l'ho visto combattere ieri sera......niente male, sopratutto è giovane!!!!!!!
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04/05/2011, 23:43

Amir Khan (Bolton, Greater Manchester, 8 Dicembre 1986)

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Record: Match disputati 26, vinti 25 (17 per KO), persi 1, pareggi 0

Amir Khan, soprannominato King Khan, è un giovane talento di origini pakistane e passaporto UK,
è l’attuale campione del mondo di boxe WBA (categoria superleggeri). Khan vinse la sua cintura all’età di soli 22 anni classificandosi così il terzo più giovane britannico campione mondiale dopo Naseem Hamed e Herbie Hide.
Nel 2004 si aggiudicò la medaglia d'argento alle Olimpiadi di Atene nella divisione pesi leggeri ad appena diciassette anni.
La sua carriera inizia a soli 11 anni diventando già competitivo disputando e vincendo i suoi primi match.
Nel 2004 vince i campionati europei studenteschi svoltisi in Lituania.
Alcuni mesi dopo vince il mondiale Juniores della categoria pesi leggeri dopo aver combattuto ben cinque incontri in soli sette giorni.
Il 5 Aprile del 2008 Khan vince in Inghilterra il titolo intercontinentale dei pesi leggeri contro Martin Kristjansen classificandosi così al secondo posto della classifica WBO (il titolo lo perderà a Settembre dello stesso anno contro Breidis Prescott, unica sua sconfitta da professionista) .
Dopo l’incontro Amir rompe con il suo allenatore Oliver Harrison che lo aveva seguito per ben 17 incontri da professionista, la causa venne imputata alla preoccupazione di Harrison verso gli impegni pubblici di Khan che lo distoglievano dagli allenamenti.
Dopo diversi cambi di “panchina” Freddie Roach , allenatore del campione del mondo dei pesi leggeri WBC Manny Pacquiao, sceglie di diventare il suo allenatore ufficiale.
Il 6 Dicembre 2008 si aggiudica il titolo internazionale vagante dei pesi leggeri WBA.
Il 14 Marzo 2009 si riprende la cintura del titolo, vagante, intercontinentale WBO pesi leggeri.
Amir Khan diventa campione del mondo categoria light welterweight il 19 Luglio 2009, dopo aver battuto ai punti l'ucraino Andriy Kotelnik al Manchester Evening News Arena. Kotelnik prima dell'incontro lo aveva bollato come "arrogante". La risposta di Amir fu, «Ogni lottatore dovrebbe avere un po' di arroganza».
Khan fino ad oggi ha difeso il titolo per ben 5 volte, l’ultima lo scorso 16 Aprile contro l’irlandese Paul McCloskey al 6° Round (stop medico) .

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23/05/2012, 22:55

James J. Jeffries

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James Jackson Jeffries, soprannominato "The Boilermaker" (15 aprile 1875 – 3 marzo 1953) è stato campione mondiale dei pesi massimi dal 1899 al 1905.

Jeffries detiene il record del più veloce KO in un incontro valido per il titolo dei massimi (55 secondi). Una volta ha combatto un incontro per 25 round (contro Tom Sharkey).

Lo stile:

Le maggiori risorse di Jeffries erano l’enorme forza fisica e la resistenza: All’apice della propria forma, Jeffries era alto 183 cm, pesava 101 kg e, a dispetto della propria mole, era uno sprinter che poteva correre i 100 m in poco più di 10 secondi e saltare in alto oltre alla propria altezza.

Usando una tecnica insegnatagli dal suo allenatore ed ex campione dei pesi welter e medi Tommy Ryan, Jeffries combatteva con il braccio sinistro disteso in avanti. Mancino naturale, aveva una potenza da KO con un solo pugno nel proprio gancio sinistro. Jeffries ruppe le costole di tre avversari in incontri validi per il titolo: Jim Corbett, Gus Ruhlin e Tom Sharkey. L’allenamento quotidiano di Jeffries comprendeva 8 km di corsa, 2 ore di salto alla fune, allenamenti con la palla della salute, 20 minuti di allenamento con il sacco pesante, e come minimo 12 round di allenamento sul ring. L’allenamento comprendeva anche la lotta.

Jeffries era capace di incassare tremende punizioni mentre sfiniva gli avversari.

Un esempio delle capacità di Jeffries di incassare quantità distruttive di pugni e di recuperare le forze fino a vincere, è quello della rivincita per il titolo mondiale sostenuta contro Bob Fitzsimmons (ottavo nella classifica Ring Magazine dei più grandi punchers di tutti i tempi). *

L’incontro venne disputato a San Francisco il 25 luglio 1902. Durante il match, per quasi 8 round Fitzsimmons sottopose Jeffries ad un pestaggio brutale. Jeffries subì una frattura al naso, su tutti e due gli zigomi la pelle era aperta fino all’osso, e le sopracciglia di entrambi gli occhi erano tagliate profondamente. Sembrava che l’incontro dovesse essere arrestato, perché il sangue scorreva negli occhi di Jeffries. Poi, nell’8° round, Jeffries fece partire un terrificante destro allo stomaco, seguito da un gancio sinistro alla mandibola, che lasciarono a terra Fitzsimmons privo di sensi. Il grande mediomassimo e massimo Sam Langford, uno dei maggiori di tutti i tempi, pubblicizzò sui quotidiani il proprio desiderio di sfidare chiunque al mondo, eccetto Jim Jeffries.

Jeffries si ritirò imbattuto nel maggio del 1905. Si prestò come arbitro per i 5 anni successivi, arbitrando anche l’incontro in cui Marvin Hart sconfisse Jack Root per il titolo che egli stesso aveva lasciato vacante.

Sei anni dopo il ritiro, Jeffries tornò a combattere il 4 luglio 1910 a Reno, Nevada. Lo fece con il campione nero Jack Johnson, che aveva conquistato il proprio diritto a battersi per il campionato mondiale dei pesi massimi sconfiggendo Tommy Burns a Rushcutters Bay, in Australia, nel 1908.

Il match, che fu organizzato ed arbitrato dal leggendario promoter Tex Rickard, e fu noto come "The Fight of the Century", divenendo presto il campo di battaglia per uno scontro simbolico tra razze. I media, che cercavano ansiosi una "Grande speranza bianca", trovarono un campione per il loro razzismo in Jeffries, che prima del match dichiarò: "Sto affrontando questo incontro con il solo proposito di provare che un uomo bianco è meglio di un Negro."Prima dell’incontro ci fu un’esplosione di entusiasmo, quando una banda a bordo ring suonò un pezzo che si intitolava: "All coons look alike to me" (che tradotto significa: "tutti i procioni per me sono uguali", dove per procioni si alludeva chiaramente al nomignolo spregiativo con cui venivano indicati i neri).

L’incontro fu fermato al 15° round, quando dall’angolo di Jeffries fu gettata la spugna. Jeffries non accampò scuse, riconoscendo che non sarebbe riuscito a sconfiggere Johnson nemmeno nei suoi momenti migliori.

Record finale: 19 vittorie (di cui 16 per KO) 1 sconfitta, 2 pareggi e un no contest.


* http://boxing.about.com/od/history/a/ring_punchers.htm" onclick="window.open(this.href);return false;
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20/06/2012, 14:10

Earnie Shavers: The Hardest Puncher of All Time

Earnie Shavers - The Hardest Heavyweight Puncher Ever

Earnie Shavers è stato probabilmente il pugile dotato dei colpi più potenti in assoluto.
Tecnicamente e tatticamente tutt'altro che eccellente, era un picchiatore che o ti mandava giù o andava KO (non aveva un mento d'acciaio).

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20/06/2012, 18:35

Jake La Motta
Record: 83 vittorie (30 ko) 19 sconfitte 4 pareggi
Giacobbe LaMotta, meglio conosciuto come Jake, figlio di italiani, nasce a New York il 10 luglio 1921. Dopo essere cresciuto nel Bronx in mezzo a mille difficoltà che l'han visto combattere per la strada, riformato a scuola e rinchiuso in prigione, comincia la carriera di pugile nel 1941. Il 16 giugno 1949, a Detroit mette al tappeto Marcel Cerdan, diventando campione del mondo dei medi. Riesce a conservare il titolo quando il 12 luglio 1950 si batte con Tiberio Mitri, ma lo perde il 14 febbraio 1951, quando viene steso da Ray Sugar Robinson in un incontro leggendario. Non era certo la prima volta che i due si trovavano faccia a faccia (per l'esattezza si trattava della sesta), ma nei precedenti incontri LaMotta era riuscito a mandare l'avversario al tappeto o quantomeno a vincere ai punti.

Perché non ce la fece quel fatidico San Valentino? Perché era stremato dal tentativo di rientrare nel peso. Il suo incubo si era rifatto vivo nel momento meno opportuno. Lui stesso in seguito descriverà il regime a cui si era sottoposto come qualcosa di impossibile: lunghe e sfiancanti sedute nella sauna, unite ad una dieta strettissima, povera anche di liquidi. Molto in forma all'apparenza, fisico asciutto e scattante, in realtà era sfibrato nella forza muscolare da quello stile di vita fin troppo rigoroso. E così Jake uscì dalla storia della boxe (una storia che ricorda un po' il bellissimo racconto di Jack London "L'ultima bistecca", storia di un pugile che perde l'incontro perché affamato). In realtà per dieci riprese sembrava quasi stesse per vincere, poi crollò. Qualcuno sostiene che anche Robinson stesse cedendo e che se l'arbitro non avesse fermato l'incontro alla tredicesima ripresa, forse avrebbe vinto. Jake, purtroppo per lui, era capace di ingrassare anche di trenta chili fra un incontro e l'altro, metamorfosi che poi gli costava sforzi tremendi per poter rientrare nella sua categoria naturale, quella dei 70 chilogrammi, i pesi medi.

Jake LaMotta appese i guanti al chiodo nel 1954 e si ritirò dal ring. Concluse la carriera con 106 incontri disputati, 83 vittorie, 19 pareggi e 4 sconfitte. Personaggio sicuro di sé e senza peli sulla lingua, una volta fuori dal giro delle competizioni ammise tranquillamente di esser stato costretto, su ordine della mafia, a truccare qualche incontro; come quello utile a Billy Fox per poter partecipare al mondiale del 1949. Finì al tappeto e il carneade Fox si fece la sua vacanza al mondiale con le spalle coperte. Anche la vita privata di Jake fu molto movimentata: ben sei mogli e sei rapporti tutt'altro che tranquilli. Il "toro scatenato" Jake ha saputo essere forte sotto i fari di un palazzetto dello sport ma non altrettanto nella vita sentimentale.
Nel 1997 è uscita "Raging bull: my story", la sua autobiografia.
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