Il veterano dell’UFC, Tim Kennedy, ha annunciato il proprio ritiro e lo ha fatto con queste toccanti parole che offrono interessanti spunti di riflessione
Ogni volta che per un atleta, che ha dedicato gran parte della sua vita alla sua passione, arriva il momento del ritiro si scatenano forti emozioni. Con questa lettera d’addio Tim Kennedy ci da per un attimo la possibilità di entrare nella sua testa e lo fa con parole davvero toccanti…
Seduto nella sala d’attesa dell’ospedale Saint Michael di Toronto (Canada) dopo il mio combattimento, ho guardato il mio amico Nick Palmisciano che era venuto in ambulanza con me. È un amico che non meritavo e un ragazzo che è stato al mio fianco sin dagli inizi.
Combattere è una cosa da solitari. Ti alleni con il tuo team, sanguini insieme a loro, ti affidi ai tuoi allenatori, ma alla fine sarai solo tu ad entrare dentro alla gabbia.
Questa non è la prima volta che vivo una situazione del genere e per fortuna ho sempre avuto qualcuno al mio fianco. Siamo stati qui diverse volte negli ultimi dieci anni. A volte dopo le vittorie ed altre dopo le sconfitte, ma alla fine il risultato è stato sempre lo stesso: Nick a portare cinque valigie che sarebbero dovute esser divise tra le tre persone dell’angolo e la mia faccia gonfia e sanguinante. “Ci siamo” gli ho detto. “Questa volta è finita”.Ne abbiamo parlato tanto nel corso degli ultimi anni. L’ho fatto con Nick, con mia moglie Ginger e con Greg Jackson e Brandon Gibson fino alla nausea. Non importava quanto duramente mi allenassi, sapevo che non sarebbe durato per sempre. Ma parlarne mi portava due emozioni contrastanti, tristezza, perché questo capitolo della mia vita stava giungendo al termine e sollievo perché sapevo di poter prendere questa decisione senza preoccuparmi di conseguenze negative sulla mia famiglia.
Ho perso con Kelvin Gastelum, un giovane e duro combattente meritevole di tutto il rispetto, che ha fatto tutte le cose in cui pensavo di essere più forte, ma le ha fatte meglio. Mi ha ricordato quando ero più giovane. Una volta mandata giù la sconfitta, mi sono sentito contento di aver perso da un ragazzo come lui.
Molti miei allenatori, amici e fan, hanno provato a tirarmi immediatamente su di morale: “Kelvin ha le giuste caratteristiche per metterti in difficoltà e questo era il tuo primo match dopo il ritorno”, “Avevi solo un po’ di ruggine addosso”, “Sei ancora uno dei primi 10 pesi medi al mondo”. Ho apprezzato molto i loro incoraggiamenti e non credo che abbiano detto cose sbagliate. So di essere ancora un buon atleta. So che ero fermo ormai da un po’. Ma loro non hanno provato quello che ho provato io e questa è la sensazione di un 37enne. Avevo la sensazione di muovermi a rallentatore per tutta la durata del match. Mi sono sentito veramente stanco per la prima volta in un incontro. Sono quello che una volta graduato alla Ranger School – un posto in cui ti lasciano affamato e ti negano di dormire per più di due mesi – ha accettato di combattere sei giorni dopo in IFL vincendo l’incontro. Sono quello che è sempre stato in forma anche lontano dai match. Ho lavorato ancora più duramente del solito per questo incontro, ma non ero più io. La mia testa sapeva cosa fare, ma il mio corpo non rispondeva più come avrebbe dovuto. Ho già visto altri atleti arrivare a questo punto e fingere di essere ancora in piena forma. Non sarò uno di loro.
Voglio ringraziare la comunità militare per tutto il suo supporto. Non sarò mai in grado di spiegare quanto mi avete motivato e quanto mi sia sempre sforzato di rendervi orgogliosi di me. Sono stato un atleta professionista per due decenni, ma non c’è stato un momento più grandioso per me della vittoria del main event di Fight for the Troops 3. Mi avete reso invincibile quella notte. Continuerò a combattere per voi fino al giorno in cui morirò.
Voglio ringraziare tutti i miei allenatori, dai giorni più distanti in cui mi allenavo con John Hackleman e Chuck Liddell, ai miei amici militari che si sono allenati con me quando ero ancora in servizio, a Greg Jackson, Mike Winkeljohn e Brandon Gibson ora. Il fatto che tutti voi abbiate creduto in me vuol dire più di quanto voi possiate immaginare.
Voglio ringraziare tutti i miei avversari. Il ferro affila il ferro ed ogni grande vittoria o amara sconfitta è arrivata perché qualcun altro si è allenato duramente per incontrarmi all’interno della gabbia. Voglio ringraziare alcuni ragazzi in particolare…
A Luke Rockhold e Jacare (Ronaldo Souza): mi avete regalato due grandissimi incontri in cui ho dato tutto quello che avevo. Entrambi mi avete reso migliore e spero di aver fatto lo stesso con voi. Spero che tutti e due possiate arrivare al top, tenendo in testa l’esperienza in Strikeforce.
A Robbie Lawler: mi hai colpito più duramente di quanto abbia mai fatto nessun altro. Davvero, facevi molto male.
A Roger Gracie: il mio allenamento per il nostro combattimento mi ha ricordato che amo il Gi. Grazie per questo.
A Rafael Natal: servivano davvero le palle per accettare il match del Fight for the Troops. Ti ringrazierò per sempre per aver combattuto quell’incontro e tiferò per te ogni volta che combatterai.
A Michael Bisping: non ho mai desiderato battere qualcuno di quanto lo abbia fatto con te e questo mi ha motivato tantissimo per ottenere la miglior versione di me stesso. In bocca al lupo per il prosieguo della tua carriera, campione.Infine mia moglie: non ti merito e tu non meriti quello che ti ho fatto passare. Potrei mentirti e dire che ora è tutto finito, ma entrambi sappiamo che mi sto muovendo verso una nuova avventura altrettanto pericolosa per riempire i miei giorni, perciò ti dirò solo “grazie e scusami” per ora.
A tutti voi fighter, non andrò da nessuna parte. Amo combattere e avrò sempre il cuore di un combattente. Mi impegnerò per far crescere il nostro sport e prendermi cura di chi ne fa parte. L’unica cosa più triste del mio addio, sarebbe stata quella di dover continuare a combattere per sfamare la mia famiglia. Per fortuna non è così.
Un giorno i Kelvin Gastelum, Yair Rodriguez, Paige VanZant si siederanno nelle rispettive sale d’attesa di ospedale con i rispettivi Nick e parleranno della fine della loro carriera. E quando questo avverrà, voglio essere certo che il loro futuro sarà al sicuro.Vi voglio bene tutti. Grazie per avermi ascoltato e grazie soprattutto per avermi dato l’opportunità di fare ciò che amo per tutti questi anni.