Mike Perry, nella sua breve carriera in UFC, ha già accumulato una quantità incredibile di fans per le imprese nell’octagon e di haters per tutto il resto
La prima volta che abbiamo avuto il piacere di vedere Mike Perry è stato ai weigh-ins per UFC 202, in cui sostituiva Sultan Aliev a pochi giorni dall’incontro con Lim Hyun-Gyu, e subito in molti hanno desiderato vederlo sconfitto, come da pronostico. Perry infatti finge di voler stringere la mano al proprio avversario, per poi mettersi in posa e urlargli in faccia a pieni polmoni. Per chi se lo fosse perso, ecco il video:
Il giorno dopo però, a sorpresa, “Platinum” stende l’asiatico nel primo round. Pur essendo una vittoria impressionante, nel post match non sono i dettagli dell’incontro a interessare i media, bensi ciò che uno degli uomini nell’angolo di Perry e suo compagno di squadra, Alex Nicholson, ha urlato durante la presentazione, prima del match: “He can’t even open his motherf***ing eyes” (“Non riesce neanche ad aprire i suoi fottuti occhi”). L’insulto razzista viene poi minimizzato dallo stesso Perry, mentre allo stesso tempo si scopre che insulti di questo tipo sono più che comuni sui social media dei due lottatori del Team Sparta.
Pochi giorni dopo l’incontro si scopre anche un’altra cosa sul nuovo atleta della UFC: Perry è in libertà vigilata e deve chiedere dei permessi speciali per andare ai propri incontri. Il nativo del Michigan è infatti stato arrestato per furto qualche anno fa e messo agli arresti domiciliari. Proprio quando stava per terminarli ha fallito un drug test, per cui è andato in galera sei mesi e ancora oggi si trova in libertà vigilata.
Mike Perry è nato il 15 settembre 1991 a Flint, Michigan ed è cresciuto li per poi andare in Florida, dove vive la madre. Ha iniziato ad allenarsi nelle MMA quando aveva 11 anni, sognando la UFC. Proprio per concentrarsi sul suo sogno ha lasciato la scuola prima di diplomarsi, poi ha iniziato a frequentare le classiche cattive compagnie, come racconta: “Giocavo a Grand Theft Auto, e volevo essere cosi, volevo che fosse tutto cosi facile”, e aggiunge: “Fumavo droghe, giravo armato, pensavo di essere un gangster”.
Dopo la prigione però decide di tornare ad allenarsi seriamente e nel settembre 2014 fa il proprio esordio ufficiale, vincendo per TKO nel primo round. Da li non si è più voltato indietro e ora il suo record è di 9-0, 2-0 in UFC, nei pesi welter, senza mai affidarsi ai giudici e con ben 6 vittorie nel primo round.
Se da una parte attira l’odio di molti per come si comporta fuori dal ring, dall’altra diventa un beniamino dei tifosi per cosa fa nell’octagon: Perry pur essendo una cintura blu di BJJ, è principalmente uno striker che fa affidamento sulla propria potenza fisica, con mani pesanti e dotato di un buon mento. È uno striker paziente, che preferisce colpire con singoli colpi potenti, più che con combinazioni, usa i calci per entrare in range, ma è piuttosto statico, sia coi piedi che con la testa. Comunque fino ad ora quello che ha da offrire è stato più che sufficiente nelle promozioni della Florida e contro i primi due avversari in UFC.
Prima del suo secondo incontro in UFC, contro Danny Roberts, ha deciso anche di tatuarsi sopra il sopracciglio destro la scritta “Platinum”, il proprio soprannome, forse per non farcelo dimenticare. Un altro tatuaggio interessante, fra i tanti, è quel “God’s gift” (Dono di Dio) sulla pancia, Perry infatti pensa che il suo talento per le Arti Marziali Miste sia il dono che gli ha fatto Dio e che sia suo compito sfruttarlo al meglio.
Pur avendo già combattuto quattro volte nel 2016 lo vedremo ancora una volta in quest’anno solare, il 17 dicembre a Sacramento in occasione di UFC on FOX 22 contro Alan Jouban, il lottatore/modello reduce da 2 vittorie consecutive. E sono sicuro che Mike Perry anche questa volta non ci lascerà indifferenti.