Da un po’ di tempo a questa parte si sente parlare sempre più insistentemente di tecniche atte ad alterare la prestazione sportiva senza essere regolamentate e quindi non essere considerate illegali.
Per fare chiarezza su quali sono e come si applicano abbiamo creato la rubrica “Doping 2.0”
IL WEIGHT-CUTTING
Il weight-cutting o taglio del peso è una pratica in voga da diversi anni in tutti quegli sport che hanno tra le loro variabili la categorizzazione in base al peso dell’atleta o dove il peso riveste una componente regolamentare.
Negli sport da combattimento il weight-cutting era usato originariamente per scendere agevolmente nelle categorie di peso inferiori per trovarsi ad affrontare avversari più piccoli sia in statura che in massa effettiva, con l’ampia diffusione di questa pratica è venuto meno questo vantaggio ma non la sua utilità, infatti il 95% degli atleti professionisti nelle MMA ammette di fare uso del weight-cutting, se prima lo si praticava per raggiungere le classi inferiori ora lo si fa per fuggire da quelle superiori sempre più popolate da colossi che usano questa pratica. Per farvi capire lo standard del taglio del peso basta dire la maggior parte dei pesi medi UFC, che combattono ad 84 kg, hanno un peso naturale che oscilla tra i 95 e i 100 kg.
Il weight-cutting è una pratica assai complessa che dipende da numerose variabili che influenzano il tetto massimo di kilogrammi che si possono “tagliare”, le principali:
– peso naturale dell’atleta
– intervallo temporale per effettuare il taglio
– intervallo temporale tra la pesatura e l’incontro
– reazione fisiologica al taglio del peso
Andremo ora ad analizzarle una alla volta per capire le condizioni di base per il weight-cutting.
Il peso naturale dell’atleta è il peso a cui si trova il nostro fighter al momento di iniziare la procedura di “taglio”, prendiamo come esempio un atleta di 100 kg per 190 cm di altezza, il suo peso corporeo è circa ripartito così: 43% massa magra e struttura ossea, 12% massa grassa e 45% acqua.
Per intervallo temporale per effettuare il taglio si intende il tempo che si può utilizzare per effettuare il taglio o quello che si ha a disposizione, questa variabile è importante per programmare l’intero svolgimento dell’operazione di taglio e in caso di tempi ridotti anche di quanto il peso potrà essere tagliato.
L’intervallo di tempo che passa tra il momento del peso e l’inizio del combattimento è invece fondamentale per valutare l’entità del recupero possibile e quindi la condizione in cui l’atleta salirà sul ring.
Ultimo ma non meno importante è la reazione fisiologica al “taglio”, se, ma soprattutto quanto, il fisico risente di questa pratica, a differenza delle altre tre variabili non è un valore calcolabile e ci si può basare esclusivamente sull’esperienza personale “ascoltando” il proprio fisico.
Ora che conosciamo la situazione di partenza dobbiamo valutare quale sia il valore fisiologico da poter alterare per ottenere una riduzione di peso cercando di intaccare il meno possibile il livello prestazionale dell’atleta. Vediamo quindi che la struttura ossea è un valore impossibile da intaccare e quindi passiamo oltre. La riduzione della massa magra comporta anche un considerevole calo delle prestazioni quindi anche qui è meglio lasciar stare. La massa grassa sembrerebbe un buon candidato se non fosse che un percentuale intorno al 10 % è assolutamente fisiologica, inoltre previene traumi, preserva i tessuti e ottimizza il funzionamento muscolare, per cui questo 12% risulta molto più utile di quanto si potesse pensare. Siamo quindi andati per esclusione e l’unico parametro alterabile rimane l’acqua, incredibile ma vero il taglio del peso è una pratica basata sulla disidratazione, questo anche perché l’acqua è un elemento facile da espellere e altrettanto facile da reintegrare come vedremo successivamente.
Ora che abbiamo identificato “cosa” dobbiamo tagliare veniamo al “quanto” possiamo tagliare, la percentuale minima di idratazione che il nostro corpo può sostenere è il 20%, volendo esagerare si può dire che è possibile ridurre il proprio peso del 25% ma l’ipotesi più realistica di massimo taglio è del 20%, quindi il nostro atleta può arrivare a perdere fino a 20 kg, va ricordato che questo valore rappresenta un massimo teorico e risente di alcune variabili elencate prima, come l’intervallo di tempo per effettuare il taglio e la reazione fisiologica al taglio che il nostro atleta ha.
Con tutti questi dati a nostra disposizione possiamo quindi affermare che il nostro atleta per peso naturale sarebbe collocato tra i pesi massimi (secondo le regole NSAC) ma con questa procedura può arrivare a combattere nei pesi medi, ora che abbiamo affrontato il “cosa” tagliare e il “quanto” tagliare non resta da vedere che il “come” tagliare.
La procedura di taglio del peso si effettua inducendo il proprio corpo a perdere liquidi e facendo in modo che non ne trattenga di nuovi, questo processo di perdita dei liquidi è graduale ed esponenziale, infatti più ci avvicineremo al giorno del peso e più saranno i kg (in litri d’acqua) che dovremo perdere giornalmente attraverso gli unici due modi che ha il nostro organismo per espellere i liquidi cioè la sudorazione e la diuresi.
La sudorazione è il metodo principalmente utilizzato per l’espulsione dei liquidi, la si attua tramite le normali sedute di allenamento, l’utilizzo della sauna e della cosiddetta “tuta sudorina”. L’utilizzo di questi tre metodi avviene in maniera diversificata durante il periodo del taglio. Nella prima parte infatti, dato il maggior carico di lavoro in palestra, si avrà un uso limitato se non nullo della sauna, il cui utilizzo però verrà incrementato con l’avvicinarsi del giorno del peso e in corrispondenza della diminuzione dei carichi di lavoro in palestra, mentre l’utilizzo della “tuta sudorina” rimane costante per quasi tutto il periodo con un picco negli ultimi giorni dove si arriva quasi a vivere 24 ore su 24 con questa tuta addosso.
La diuresi invece può essere incrementata con l’utilizzo di farmaci diuretici e specialmente negli ultimi giorni venire abbinata al consumo esclusivo di acqua distillata, l’acqua distillata (non quella deionizzata per i ferri da stiro che si trova al supermercato) essendo pura e priva di minerali una volta nell’organismo si lega a questi, e principalmente al sodio, facilitandone così l’espulsione tramite a diuresi. Il sodio e gli altri minerali vengono espulsi perché responsabili della ritenzione idrica che è uno dei principali ostacoli al taglio del peso.
Sudorazione e diuresi da sole però non bastano, infatti questi processi vanno accompagnati con una dieta iposodica e assumendo integratori di Omega 3, CLA, proteine senza carboidrati e con bassi valori di sodio e multivitaminici. Infine nelle 24 ore precendenti al peso, dovrà essere interrotta l’assunzione sia di cibo che di liquidi.
Una volta effettuate le operazioni di peso dovrà avere inizio il reintegro dei liquidi e la ripresa dell’alimentazione ad intervalli regolari in modo da non sovraccaricare l’organismo durante la digestione e permettere che le sostanze nutritive vengano riassimilate in modo corretto senza causare l’aumento della percentuale di grassi.
Non sono volutamente entrato nello specifico di questa metodologia di dimagrimento perché questo articolo è stato pensato a scopo puramente informativo, il taglio del peso è una pratica condannata da più parti perché considerata nociva per chi la pratica, chi intende avvicinarvisi deve farsi seguire da persone altamente competenti ed esperte di questa pratica che intacca sensibilmente valori fisiologici fondamentali come l’idratazione.
Infine ringrazio il M° Andrea Baggio per avermi fornito la documentazione tecnica e la Dott.sa Laura Garnerone per la consulenza sugli aspetti medici.