Era il 1700 quando il saggista Samuel Johnson scriveva: “Trattare il tuo avversario con rispetto è dargli un vantaggio a cui non ha diritto”. A questo punto mi sorge un dubbio che vorrei condividere. Secondo voi Anderson Silva legge gli scritti di Johnson?
Il suo comportamento, durante l’UFC 112 ha lasciato tutti con l’amaro in bocca. Tra chi si aspettava una gran performance, chi già aveva fiutato che l’atteggiamento dell’atleta brasiliano non sarebbe stato esemplare ma discutibile, e chi invece magari, si è divertito a guardare lo spettacolino circense che Silva ci ha mostrato. Mi riferisco in primis al pubblico presente al match che, inizialmente, ha riso di gusto alle gesta ridicole del succitato.
Giusto l’atteggiamento, esasperato, dell’arbitro Dan Miragliotta. Apprezzabile il suo aver “ammonito” verbalmente Silva. Peccato che si sia ricordato di farlo ad un minuto dal termine dell’incontro!
A rendere ancora più grave la situazione creatasi è il fatto che in palio col match c’era un titolo, quello dei pesi medi, che è rimasto a colui che ha imbarazzato sportivi e amatori con il suo fare da superiore e soprattutto irrispettoso.
Chapeau per Demian Maia quindi, che si è trovato in una circostanza sfavorevole e spiacevole.
Prima di tutto perchè Silva era favorito dai pronostici, secondo poi perchè ha dovuto tenere i nervi saldi di fronte ad un avversario che non ha dimostrato altro che disinteresse per lo sfidante e per un pubblico che, nonostante tutto, lo acclama e stima dal punto di vista tecnico-agonistico.
Insomma la vicenda è stata palesemente sgradevole. Abbiamo tutti visto l’atteggiamento antisportivo assunto, ahimè, da un ottimo campione; nei confronti di un fighter che meritava tutt’altro trattamento!
Tutti quindi ci siamo fatti un’idea, e abbiamo maturato un’opinione in merito.
Stavolta, speriamo l’ultima, è toccato a Maia, ma qualsiasi altro atleta che entra in una gabbia o si batte dopo essersi allenato e sacrificato e dopo aver accumulato tanta tensione nei confronti di un match, rilevante come un titolo, appassionante in qualità di sfida, non merita di esser messo in una condizione così umiliante. Ci aspettiamo quindi che qualcuno prenda seri provvedimenti.
Lo sportivo, l’atleta, il fighter è colui che deve trasmettere in primo luogo umanità e rispetto, oltre che il senso di una disciplina, in questo caso l’MMA, che ci piace pensare come metafora di vita.