Il prossimo 21 aprile al Palasesto di Sesto San Giovanni, Milano, si terrà l’evento di Arti Marziali Miste “Milano in the Cage 2“.
Match principale dell’atteso evento milanese sarà la sfida nei pesi welter tra Davide Morini ed Alex Celotto.
Nei giorni scorsi abbiamo incontrato il “Barbarserker” Davide Morini con il quale, nel corso di una piacevole chiaccherata di più di un’ora, abbiamo discusso del suo prossimo incontro ma abbiamo anche parlato di alcuni aspetti della sua vita personale dentro e fuori dalla palestra.
Di seguito trovate l’intervista che Davide Morini ha rilasciato ai nostri microfoni: un pezzo fin troppo lungo “giornalisticamente parlando” ma non ci siamo sentiti di tagliare nessuna delle parti che trovate in allegato, per dare così modo ai nuovi fan delle MMA Made in Italy di conoscere più da vicino il “Barbarserker”. Buona lettura!
Ciao Davide, iniziamo parlando del tuo soprannome…come sei arrivato a Barbarserker?
Sono arrivato a Barbarserker perchè ci ho voluto giocare un po’ sopra. Il primo soprannome “Il Barba” è nato prima del match contro Michelangelo Toscani alle selezioni per XC-1. A Livorno mi conoscevano già da anni ma quell’incontro era il primo in cui combattevo nelle MMA in gabbia. E così, naturalmente, tra il pubblico è nato il vociare “Barba! Barba!”.
I Berserker sono invece i guerrieri sciamani di Odino: da parecchi anni sono appassionato di cultura nordica e visto che il soprannome è solo un gioco, ho voluto aggiungere un riferimento a qualcosa che apprezzo nella mia vita quotidiana. Il mix Barbarserker è quindi una mia creazione (ride).
Passiamo ora a parlare del tuo background marziale
Ho iniziato con il Karate Shotokan quando avevo 11 anni. L’ho praticato per due anni e poi sono passato allo Yoseikan Budo sotto il maestro William Nicolò con il quale ho ancora un ottimo rapporto e, per esempio, anche per questo incontro mi ha dato una mano. Ha infatti un’ottima visione del match sia a livello strategico sia di preparazione. Io pratico Yoseikan tutt’ora, anche se non sono più dentro la federazione perché è ben chiaro che i miei obiettivi sono diversi da quelli tradizionali. Ho infatti sviluppato un metodo di lavoro mio, se così si può dire. In definitiva non ho inventato niente dal nulla: lo Yoseikan ha un bagaglio tecnico enorme e non basterebbe una vita intera per apprendere tutto ciò che ha da insegnare, io mi sono quindi limitato a sintetizzare quello che mi interessava di più e quello che mi era più funzionale per l’attività che voglio fare. Ho quindi codificato un metodo di lavoro principalmente per colpi e lotta. Mantengo anche un sistema di combattimento per bastone doppio, una passione che ho sempre avuto, e lo insegno alla polizia o a dei gruppi di collaborazione esterni dove faccio formazione per l’antiaggressione e l’autodifesa.
Lo Yoseikan non è tra le arti marziali più conosciute a livello mediatico, tu in quale modo ti sei avvicinato?
Pura casualità, mi ero inserito in un corso pubblicizzato come Kickboxing. Si parla però di un periodo lontano, per capirci forse credo che a quei tempi da noi non fossero nemmeno usciti i film di Van Damme. Comunque l’istruttore del corso di Kickboxing in realtà proveniva dallo Yoseikan Budo e ho quindi iniziato ad allenarmi con lui.
Si dice che nelle varie specialità tu abbia disputato un totale di più di 200 incontri…
In questa cosa sono sempre stato abbastanza maniacale e mi piace tenere il conto per valutare quanti ne ho vinti e persi nelle diverse specialità. Ci tengo a dire che quando parlo di più di 200 incontri, il numero preciso è 216, parlo anche di tornei fatti nelle varie discipline, quindi comprensivo di quarti, semifinali, finali etc. In molte delle gare a cui ho preso parte non c’è quindi un concetto di tipo pugilistico nel quale si disputa un singolo match. Quando ho iniziato ad allenarmi, l’incontro singolo esisteva infatti solo nel pugilato o quasi. E comunque sì, tra il semicontact, lo Yoseikan, la Submission (gi e no-gi) e le MMA, ho un totale di 216 match.
Sappiamo che l’anno scorso sei stato vittima di un infortunio e che a causa di questo si è parlato di un tuo possibile ritiro, confermi?
Ho avuto dei traumi cervicali che al risveglio mi procuravano dei fastidi anche dal punto di vista dell’equilibrio. Dal momento che a 35 anni le mie soddisfazioni me le ero tolte ed ero stanco di svegliarmi al mattino e provare una sensazione tipo “vivere nell’acqua”, ho detto in giro che non volevo più combattere. In realtà è stato solo un periodo, ho sbagliato io a dire a troppe persone che forse non avevo più voglia di combattere e da lì è circolata la voce. Ho adesso superato questi problemi: lo scorso anno ho attraversato un periodo nel quale ero stressato a livello muscolare ed ho quindi risolto con una serie di lavori posturologici. Adesso sto caricando ancora in maniera ottimale e non ho più problemi.
Ti definisci un marzialista ma con 216 match sei anche un grande competitore. L’ultimo tuo match è stato al Fast and Furious 3 del gennaio 2011, da quel giorno ad oggi quanto ti è mancata la competizione?
Essere un marzialista e competere sono due cose che vanno insieme secondo me. Insegno, quindi sono sempre stato nell’ambiente in quest’ultimo anno ma per il resto io mi vedevo sempre dentro la gabbia. Senza farne un’ossessione, però io volevo tornare, perchè mi piace farlo e adoro soprattutto quello che precede la competizione.
Il match contro Celotto l’ho preparato molto bene, ho conosciuto persone interessanti ed è il percorso di arrivo all’incontro che mi affascina maggiormente, sotto tutti i punti di vista. Ovviamente poi il clou è la competizione, che ti fa salire una botta di adrenalina così forte che non ti fa nemmeno vivere troppo lucidamente il tutto, però adesso posso dire che arrivare a questo match è stato particolarmente bello. Questo è sicuramente l’aspetto che mi è mancato di più. Chiudo dicendo che non sono stato così assente solamente a causa dell’infortunio. Dopo il Fast and Furious 3 dello scorso gennaio, avrei dovuto infatti prendere parte a “La resa dei conti 13” di giugno ma il mio avversario ha dato forfait due giorni prima dell’evento…
Come si svolge la tua giornata media quando sei in preparazione ad un match?
Mi sveglio molto presto al mattino e vado almeno un’ora nel bosco con il mio cane. Lì faccio dello yoga e dei saluti al sole, questo mi dà mobilità alla colonna vertebrale e mi “centra” un attimino. E poi tutto quello che è meditazione, interiorizzazione, etc, a volte per me è rappresentato dal solo entrare nel bosco e vivere il momento. Non è per forza una questione di mettersi in posizione tipica e dover assolutamente applicare dei principi alla respirazione. C’è anche quel momento, però di solito lo faccio solo quando è il tempo giusto per farlo..per questo tipo di attività non seguo nessuna tabella specifica, mi faccio guidare dalle mie sensazioni. Comunque, dopo il momento nel bosco vado in palestra, dove mi alleno per due sessioni al giorno (una al mattino ed una al pomeriggio) principalmente con i ragazzi del mio corso. Dopo che ho fatto l’allenamento insegno in pausa pranzo e poi alleno la sera dopo il secondo allenamento. Poi in alcune situazioni particolari vado ad allenarmi in trasferta in altre palestre, oppure nel weekend sono spesso a Venezia dal mio preparatore atletico Michele Surian. Lui viene dal Karate ma ha fatto un ottimo sviluppo di un lavoro incentrato sulla Kickboxing. Dal punto di vista preparatorio è un vero genio, di preparatori ne ho conosciuti tanti ma lui è un bel passo avanti rispetto agli altri.
Sei di Milano ma adesso abiti a Folgaria in Trentino Alto Adige, quando e per quale motivo hai deciso di cambiare?
Mi sono trasferito circa sei anni fa. In quegli anni allenavo la nazionale italiana di Yoseikan Budo ed il 50/60 % dei praticanti italiani sono altoatesini, si è infatti sviluppato un bel movimento in quella zona. Quindi mi spostavo spesso là per allenamenti, formazioni, etc. Ai tempi ero già appassionato di bosco, passavo infatti piu tempo possibile della mia vita milanese tra Como, Bellagio e Lecco. Stavo quindi già cercando una casa in montagna dalla mie parti, poi, oltre agli allenamenti per la nazionale nel nord-est, lassù ho conosciuto la mia attuale fidanzata. Abbiamo quindi trovato questo maso disabitato e ci siamo trasferiti lì insieme. Sono veramente soddisfatto e questa è la scelta che volevo fare. Non ho niente contro la città, anzi adesso quando torno me la godo di più, ma vivere in mezzo alla natura è per me davvero molto importante.
I tuoi allenamenti e raduni nei boschi sono molto popolari. Il raduno è per te più un gioco o un momento di socializzazione?
Il raduno ricrea la mia giornata tipica, con giochi, arrampicate, il pernottamento all’aperto nella grotta etc. Con gli allievi e gli amici condivido quest’ambiente con piacere. Ho personalmente intagliato due Kettlebell in legno apposta per giocare…niente di troppo impegnativo, pesano circa 30 kg l’una, e le usiamo nei raduni del bosco per dei percorsi che facciamo. Anche in questo caso ho modificato un po’ le cose. Infatti facciamo dei giochi nordici riconosciuti ma io li ho un po’ cambiati creando dei simil circuiti utili agli sport da combattimento. Facciamo sempre anche i grandi classici come il lancio della pietra o il lancio del tronco celtico in lontananza. Specifico che nella mia preparazione io faccio tutto “normalmente” e quanto faccio nel bosco è solo un qualcosa in più. Come ho già detto è un divertimento, nei raduni abbiamo una classifica ufficiale di prove di forza che abbiamo da diversi anni e ogni volta ci si confronta con quanto abbiamo fatto in precedenza.
Ti abbiamo visto in alcune immagini mentre eri intento in pratiche di respirazione sottozero
Sì, ho iniziato da circa un anno. Il Tummo Yoga è una linea dello yoga, ed uno dei gradini del Tummo Yoga è controllare la temperatura corporea. Io praticando Yoga facevo dei pranayama, esercizi di respirazione tipici del Tummo Yoga, e quest’anno per provare ho iniziato a lavorare in questa direzione. L’ho fatto quotidianamente nella parte non fredda dell’autunno, da settembre a novembre, ed ho visto che c’è stato un miglioramento fisico notevole. Un po’ l’ho fatto perchè ci credo, sono convinto dell’effetto positivo dei pranayama e della respirazione su diversi piani. E questo non è poco. Poi l’ho anche fatto per vedere se riuscivo a fare cose che in passato non mi riuscivano. In una situazione di temperatura esterna tra gli 0 e meno 5 gradi, sono così riuscito a rimanere nell’acqua per diversi minuti senza provare freddo. Non ho mai esagerato, quando arrivano i brividi il corpo si contrae per cercare calore, quindi ogni volta che li ho sentiti sono subito uscito. Non ho quindi cercato di spingermi oltre i limiti suggeriti dal mio corpo ma è comunque stata un’esperienza che mi è piaciuta e la rifarò.
Sappiamo che recentemente sei diventato testimonial di una nuova marca. Per un atleta come te, quanto sono importanti gli sponsor?
Eh qui passiamo a parlare dal bosco all’uomo che si piega al denaro! (ride). No beh, la cosa che mi è piaciuta di più di questa sponsorizzazione da parte della GRIPS è che dopo tanti anni di attività, mi hanno dato importanza. Nel senso che hanno collaborato con me per la creazione del kimono, pantaloncini, rash guard e per tutta la linea che indosserò nel mio prossimo match a Milano in The Cage 2. Poi chiaramente economicamente mi aiutano, perchè solo per le trasferte di allenamento ho molte spese e senza il loro aiuto non ce l’avrei fatta. Benzina e autostrada, dei miei vari spostamenti tra Folgaria, Venezia, Milano e Livorno, sono un gran costo.
Quanto pesi adesso? Parlaci un po’ della tua alimentazione
Adesso peso 75 kg. Fuori preparazione posso magari arrivare ad un massimo di 80 kg ma generalmente sono tra i 75 ed i 77 kg.
Mi sono sempre interessato all’alimentazione e, sebbene io ora sia onnivoro, sono stato per 4 o 5 anni vegetariano. In realtà quello che mangio adesso è quello di cui ha bisogno un atleta per essere al suo meglio dal punto di vista nutrizionale. Quando ero vegetariano non gareggiavo e comunque, sinceramente parlando, devo dire che avevo perso un po’ di forza. Ai tempi la mia decisione di diventare vegetariano fu puramente etica. Non che adesso sia cambiata la logica, credo ancora in quello che mi spinse a smettere di mangiare la carne, solo che l’ho un po’ trasformata in questo momento della mia vita nel quale gareggio ancora. Per me è stato molto difficile non mangiare la carne perché da sempre mi piace moltissimo. Comunque adesso faccio una dieta classica da sportivo, mangio diverse volte al giorno per mantenere un metabolismo accelerato. Sono un amante della birra che secondo me può essere bevuta anche da uno sportivo, basta non esagerare. Una birra al giorno non me la tolgo, perché provo proprio un piacere fisico e mentale quando la bevo. Inoltre faccio personalmente il formaggio che finisce sulla mia tavola e, nonostante si sentano diverse cose negative sui latticini, non penso che potrei mai rinunciare a questo cibo.
So che la tua ragazza è anche lei una marzialista. Sei più agitato quando combatti tu, quando combatte lei o quando combatte un tuo allievo?
Beh quando ha combattuto la mia ragazza ero proprio in palla. Ero così agitato che ad un certo punto lei, che stava per combattere, mi ha detto di stare tranquillo (ride)! Con gli allievi del Kratos team ho imparato a gestire la cosa ma anche lì all’inizio ero agitato, proprio per un discorso umano. I miei allievi sono in primis amici e persone alle quali voglio bene, la tensione prima delle loro gare era inevitabile. Per quel che mi riguarda personalmente, un po’ di emozione c’è per forza ma sono sempre contento perché vado a fare quello che mi piace fare. Amo proprio tanto “giocare alle MMA”.
Passiamo ora a parlare del match al Milano in the Cage 2. Che rapporto hai con il tuo prossimo avversario Alex Celotto?
In realtà non abbiamo nessun tipo di rapporto, ci siamo sempre salutati nel corso degli eventi in cui c’eravamo entrambi ma nulla di più. Non avevamo motivi per vederci in altre occasioni, io sono di una scuola e lui di un’altra. Abbiamo Clod Alberton come amico comune ma non ci siamo mai frequentati o allenati insieme.
Claudio Alberton ci ha detto che lo hai chiamato tu per combattere a Milano in the Cage 2, è vero?
Sì, io gli ho detto che stavo bene e che se c’era la possibilità di prendere parte a Milano in the Cage 2 avrei voluto partecipare. Lui mi ha dato subito l’ok. Inizialmente si diceva che avrei affrontato un atleta di Bologna, poi due settimane dopo la telefonata è arrivata la notizia che il mio avversario sarebbe stato Celotto.
Quindi questo appuntamento lo vivi senza tensione? Per te questo è un match come un altro?
Quello contro Celotto è un match normalissimo per me. Non sono freddo, sono uno emotivo, vivo una serie di emozioni che mi portano al match ed è anche questo il bello. Passo da diverse fasi e situazioni che cerco di gestire. Anzi per questo match sento meno pressione del solito perché è la prima volta che sono seguito da un team vero e proprio. Prima mi prendevo carico di tutto, dalla dieta a come prepararmi atleticamente, tecnicamente, etc. Inoltre organizzavo il gruppo di supporters che mi seguiva per gli eventi, con tutto il discorso relativo alle prevendite etc. Tutto questo mi stressava e devo ammettere che mi aveva un po’ stancato. Invece questa volta ho il preparatore veneto che si è preso tutta la responsabilità della parte fisica che ho inziato più di due mesi fa. Due giorni dopo la telefonata con Alberton ho iniziato la mia routine fatta di 10-15 allenamenti settimanali. L’ho già detto ma lo ripeto, ho avuto proprio piacere nel corso di questa preparazione. La tranquillità assoluta non la vedo abbinata al concetto di MMA ma allo stesso tempo non sono uno di quegli atleti così nervosi che deve per forza camminare avanti ed indietro fino all’incontro. Di solito prima del match ho intorno persone con le quali mi svago e poi c’è il momento finale nel quale canalizzo l’adrenalina.
In cosa credi che lui sia più pericoloso? Dove pensi di avere dei vantaggi e dove degli svantaggi?
Celotto è chiaro a tutti come combatte. Lo trovo un atleta tecnicamente abbastanza codificabile ma con un istinto “felino” molto alto. È pronto a cogliere l’occasione giusta per sferrare la sua offensiva in qualsiasi momento. Il match in piedi è secondo me principalmente un discorso di concentrazione, finchè la mantengo sto tranquillo, so però che che se sbaglio e mi deconcentro gli darei l’opportunità di attaccarmi e chiaramente verrei raggiunto dai suoi colpi. A terra lui non ha una lunga formazione di Grappling o Brazilian Jiu Jitsu ma in questo è molto migliorato negli ultimi anni, è forte fisicamente e fa un ottimo lavoro di antigrappling per lavorare in ground and pound. Quindi in realtà non c’è un lato in cui mi trovo più o meno in vantaggio. Come in tutti i match, io credo molto ad una soglia di concentrazione alta che ti fa vedere chiaramente quello che accade. Quanto esce durante il match è solo il risultato di come ti sei preparato, con l’aggiunta di alcune intuizioni momentanee. Quello che non devo fare è deconcentrarmi. Se così fosse rischierei di finire sotto il suo ground and pound, oppure di scambiare dei colpi in piedi con lui in modi che non vorrei, dato che anche lui ha la mano pesante e certe cose vanno fatte con criterio. Detto questo, chiudo dicendo che ovviamente la mia strategia finale non la dirò mai prima del match (ride)!
Davide, grazie mille per la tua disponibilità. Augurandoti il più sincero in bocca al lupo, ti saluto a nome di tutto lo staff di MMA Mania.it!
Grazie a voi e crepi il lupo. Salutandovi ne approfitto per ringraziare le persone che mi sono state vicine e mi hanno aiutato: il mio preparatore atletico Michele Surian, il mio maestro William Nicolò, Emanuele Bozzolani, mio grande amico ed una forte fonte di energia, Alessandro “Pipi” Galuppo, Massimo Rizzoli ed il team Rendoki di Livorno, il mio gruppo della Kratos, il gruppo del Pammachia di Fabio Tumazzo, il mio riferimento lottatorio, Omar Vergallo della Ludusmagnum. Ed un ultimo ringraziamento al mio amico Alvise che mi ha anche lui aiutato molto per quel che riguarda l’aspetto mentale.